La Nuova Sardegna

Cagliari

Omicidio Cixerri, una condanna a 6 anni per distruzione di cadavere

Omicidio Cixerri, una condanna a 6 anni per distruzione di cadavere

Per la corte d’Appello a uccidere Maria Irene Sanna, infermiera di Assemini, non fu il genero Giuseppe Oliva, che è stato ritenuto colpevole soltanto di avere dato fuoco al corpo senza vita della suocera

29 novembre 2013
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CAGLIARI. Per la corte d’appello di Cagliari ad uccidere Maria Irene Sanna, ex infermiera 64enne di Assemini (Cagliari) - il cui corpo semi carbonizzato era stato ritrovato il 28 ottobre 2011 sulle sponde del lago Cixerri - non è stato suo genero Giuseppe Oliva. Oggi, poco dopo le 14, i giudici hanno confermato la sentenza di primo grado che aveva assolto l’imputato (difeso dall’avvocato Gianluca Aste) dall’accusa di omicidio, condannandolo però a sei anni di reclusione per la distruzione del cadavere della suocera.

Diversa era la ricostruzione dell’accusa, per la quale Oliva aveva ucciso l’ex infermiera assieme alla figlia della vittima, sua moglie Monia Bellofiore morta suicida in carcere. Stando alle indagini, la vittima era stata uccisa con un violento colpo alla testa mentre dormiva. Poi il suo corpo era stato trasportato vicino al Cixerri dove era stato dato alle fiamme. Ma il cadavere era stato notato da un passante che aveva dato l’allarme. Inizialmente, si era pensato che il corpo potesse essere di una giovane donna dell’Est Europa e solo qualche giorno dopo era stato ricollegato alla scomparsa della 64enne di Assemini. Della vicenda si era occupata anche la trasmissione televisiva «Chi l’ha visto?» alla quale si era rivolta un’altra figlia dell’ex infermiera allarmata dal prolungato silenzio della madre.

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