La Nuova Sardegna

Cagliari

Industria, stato di crisi per 2.171 aziende dell’isola

di Alfredo Franchini
Industria, stato di crisi per 2.171 aziende dell’isola

Da Porto Torres al Sulcis fabbriche deserte e tanta cig. Ma molte filiere possono essere rilanciate

22 gennaio 2014
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CAGLIARI. Negli ultimi quattro anni, dalle industrie sarde, al netto dei pensionamenti, sono spariti più di trentamila lavoratori. Posti di lavoro cancellati e danni anche per gli altri settori. Camminare nelle città simbolo dell’industria, da Porto Torres a Ottana, a Portovesme è come fare un viaggio spettrale nell’archeologia industriale. Piano piano è scomparsa la politica e per il governo regionale ricevere i sindacati delle aziende in crisi sembra quasi una fatica. Le aziende sarde che hanno proclamato lo stato di crisi sono 2171.

Ecco la mappa delle maggiori vertenze. Sassari. Il caso Fiumesanto e quello di Matrica a Portotorres sono il paradigma della crisi. Eon ha 250 dipendenti diretti e altrettanti indiretti. E’ stato presentato al ministero il piano per lo smontaggio dei gruppi in modo da effettuare le bonifiche. L’operazione sarebbe stata propedeutica all’investimento e alla costruzione dei nuovi gruppi ma Eon manifesta disinteresse. Intanto prosegue la discussione sulla vendita dello stabilimento a una società cinese. Matrica ha 1.400 dipendenti (tra diretti e indiretti). Entro il prossimo giugno avverrà la consegna degli impianti e il loro avviamento alla prima fase; per le fasi successive c’è solo incertezza perché la riduzione degli investimenti comporterà la riduzione dell’occupazione.

Nuoro. Il salumificio Murru di Irgoli ha 74 lavoratori da cinque mesi senza salario. Per evitare il licenziamento di 28 persone sono stati stipulati contratti di solidarietà che stentano a decollare. Ottana energia: situazione delicata per via di alcune indagini ambientali e per la conflittualità con Terna. In azienda ci sono 120 operatori; diventano sono ormai ineluttabili molti interventi strutturali. Ottana polimeri: 120 dipendenti per la produzione di plastiche per alimenti(proprietà in joint venture fra multinazionale taylandese Indorama e l’imprenditore Paolo Clivati. Pesano i trasporti: si spendono 80 euro per una tonnellata resa a Genova da Ottana contro i 76 per una medesima quantità inviata da Singapore a Genova. Nel Nuorese, infine, c’è la debacle del polo tessile: Queen Macomer chiusa, tutti licenziati nel luglio scorso; FT calze (60 persone in attesa di Cigs da un anno), mentre Lorica sud Ottana (produzione di pelli sintetiche) dichiarata fallita, sta delocalizzando la produzione dalla Sardegna. Consorzio latte di Macomer: confronto aperto con la Regione ma è in corso la liquidazione di 14 lavoratori.

Olbia-Tempio. In Gallura la madre di tutte le vertenze è quella di Meridiana, 2.000 dipendenti di cui 1.700 in cassa integrazione. Continuano a resistere due licenze di volo: una di Meridiana e l’altra di Air Italy. Di recente Meridiana è uscita dalla Borsa e per tutte le maestranze con il contratto firmato dalla vecchia compagnia c’è la proposta di passaggio ad Air Italy che ha un contratto meno costoso.

Cagliari. Molte vertenze su Cagliari riguardano aziende a carattere regionale. Su tutte Abbanoa, controllata dalla Regione e con nomine politiche. La società che dovrebbe occuparsi dell’acqua ma che - secondo la Cisl - «trascura il servizio per cui è stata creata», è in crisi sul piano finanziario. Resta in piedi la vertenza Unilever dopo la chiusura della fabbrica di gelati Algida a Cagliari. C’è attesa per i corsi di riqualificazione del personale per ricollocare i lavoratori presso la Ciam, un’azienda specializzata in ascensori). Tra le vertenze aperte quella della Sardinia Green Island i cui lavoratori, (84), sono in attesa della concessione di Cig in deroga per il secondo anno.

Sulcis. Buona parte della storia dlel’industria sarda si rispecchia in quella del settore estrattivo e successivamente in quella della chimica e della metallurgia. Il Sulcis ne subisce ancora oggi i contraccolpi, a cominciare dal polo dell’alluminio. Portovesme Srl: la società chiede certezze sul presso dell’energia perché sta usando la «super interrompibile» che scadrà nel 2015. Potrebbe esserci una razionalizzazione sui costi di esercizio. Caso Alcoa: i lavoratori attendono risposte dal ministero impegnato sulla vendita della fabbrica alla svizzera Klesh. Tutti i lavoratori sono in cassa integrazione. Otefal (laminati di alluminio): è stata acquistata da un imprenditore locale che ha difficoltà sugli investimenti (pale eoliche) che contribuirebbero ad abbattere i costi energetici. Per ora 200 lavoratori sono in Cigs. Partecipazioni. Un discorso a parte meritano le aziende a partecipazione regionale Igea e Carbosulcis. Per Igea, (297 dipendenti) ne è stata sancita la fine e dovrà operare al suo posto l’Agenzia regionale nel campo delle bonifiche. Il costo è a carico della Regione. Per Carbosulcis (472 dipendenti), è stato presentato dalla Regione un piano di chiusura graduale (fino al 2027) che è da discutere.

Ogliastra. L’occasione persa si chiama Polo della nautica che non è mai nato. I capannoni sono abbandonati e non c’è stato seguito agli impegni sulla nascita del settore. Una dimostrazione che in Sardegna l’economia del mare è considerata un’attività di serie B. Altra vertenza conosciuta è quella dell’Intermare. Ricerche petrolifere con 1.100 dipendenti per i quali manca la formazione professionale e così molte figure professionali - denuncia il sindacato - da saldatori a ingegneri continuano a essere chiamati da diversi paesi tra cui la Scozia.

Medio Campidano. La Keller è la storia industriale emblematica di una fabbrica moderna ferma al palo. C’è attesa per le fidejussioni bancarie che non arrivano in mancanza di garanzie; 300 lavoratori restano in Cigs. Ceramiche Srl, 100 lavoratori nel polo della ceramica in crisi per i costi dell’energia, (uno dei problemi che l’isola dovrà affrontare per creare sviluppo). Portovesme produzione piombo: 1500 dipendenti tra diretti e indiretti aspettano le decisioni sulla filiera piombo e zinco. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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