La Nuova Sardegna

Cagliari

Il popolo dei migranti manifesta in strada

Il popolo dei migranti manifesta in strada

Rifugiati col permesso di soggiorno ma senza assistenza e immigrati che non riescono a ottenere il visto si uniscono nel corteo sotto il consiglio regionale

27 gennaio 2014
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CAGLIARI. Un centinaio di migranti ospiti del Centro di prima accoglienza di Elmas manifestano a Cagliari, vicino al palazzo della Regione, per chiedere il permesso di soggiorno. Attendono un’altra cinquantina di giovani africani per raggiungere in mattinata la sede della rappresentanza di governo, in piazza del Carmine, dove chiederanno un incontro per illustrare i motivi della protesta.

Alla manifestazione in piazzale Trento partecipano giovani provenienti da diversi Paesi dell’Africa subsahariana, che protestano con bandiere, striscioni e cartelli e distribuiscono volantini ai passanti. L’iniziativa è sostenuta da alcune organizzazioni, tra cui il sindacato Usb e Sinistra indipendentista sarda - Movimento anticapitalista. Oltre al permesso di soggiorno, i giovani, soprattutto provenienti da Ghana, Nigeria, Senegal, Liberia, Mali e Gambia, chiedono migliori condizioni di vita nel centro di accoglienza (Cpsa) di Elmas.

“Non capiamo – affermano alcuni di loro – perchè ci tengano come detenuti da oltre otto mesi in una struttura non certo accogliente. Chiediamo soltanto che vengano rispettati i nostri diritti e che ci venga data protezione internazionale”.

“Molti di loro arrivano da Paesi in cui erano perseguitati e talvolta anche torturati – ha spiegato Federico Carboni, della segreteria regionale dell’Usb - ma per ottenere lo status di rifugiati devono provare le violenze subite. E per questo viene negato loro il permesso di soggiorno. Abbiamo avviato diverse cause individuali davanti ai giudici contro il diniego del diritto d’asilo”.

La situazione dei manifestanti davanti al palazzo della Regione è differente da quella di una ventina di giovani africani che da tempo dormono sotto i portici del municipio, in via Roma. Questi ultimi, infatti, hanno già ottenuto il permesso di soggiorno ma chiedono assistenza e politiche di integrazione.

“Sono ragazzi che provengono da Somalia, Eritrea ed Etiopia – hha chiarito Carboni – e per i quali viene concesso automaticamente il permesso umanitario. Questi che stanno manifestando oggi sono, invece, ragazzi dell’Africa subsahariana che devono provare, singolarmente, di essere stati sottoposti a torture e persecuzioni”.

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