La Nuova Sardegna

Cagliari

Gianluigi Gessa: «Cannabis terapeutica, spiraglio per la liberalizzazione»

Gianluigi Gessa: «Cannabis terapeutica, spiraglio per la liberalizzazione»

Il neurofarmacologo dell’Università di Cagliari apprezza l’apertura del governo Renzi

08 marzo 2014
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CAGLIARI. L'apertura del Governo alla cannabis terapeutica potrebbe far cambiare l'atteggiamento prevalente nei confronti di questa sostanza, aprendo qualche spiraglio alla liberalizzazione. Lo afferma Gianluigi Gessa, responsabile del gruppo italiano sullo studio delle dipendenze e docente di Neuropsicofarmacologia all'Università di Cagliari.

«Con una maggiore diffusione della cannabis terapeutica - afferma Gessa - finalmente ci si accorgerà che non porta necessariamente alle droghe pesanti, non provoca schizofrenia. Cadrà insomma tutta quella retorica populista che ha portato al proibizionismo. Oggi ci sono ricercatori che dicono tutto il male possibile della cannabis, selezionando da una letteratura vastissima solo gli studi che fanno comodo».

I benefici della cannabis terapeutica, sottolinea l'esperto, sono ormai assodati. «È molto utile per i dolori neuropatici, ad esempio quelli della sclerosi multipla, ma anche per quelli cronici, per nausea e vomito, glaucoma e molte altre patologie - sottolinea - io aggiungerei anche cefalea, ansia e depressione, almeno in alcuni soggetti, anche se non si può prescrivere per queste malattie. Stiamo parlando di una sostanza che esiste in natura da 38 milioni di anni, ed è stata usata per quattromila».

Un destino simile alla cannabis lo ha avuto l'Lsd, su cui solo pochi giorni fa è stato pubblicato il primo studio dopo 40 anni che ha indagato sui suoi effetti terapeutici nei malati terminali.

«Anche in questo caso c'è una grande letteratura scientifica sull'uso nella terapia dell'alcolismo, della schizofrenia e di altri problemi psichiatrici - spiega Gessa - Inoltre l'Lsd e altri allucinogeni, che non danno dipendenza, sono utilissimi per capire il funzionamento del cervello, ma anche queste sostanze sono finite nel calderone proibizionistico da cui si spera possa uscire la cannabis».(ANSA).

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