La Nuova Sardegna

Cagliari

Cagliari, chiede i danni per lo slaccio di Abbanoa ma non paga le bollette: condannata

Il Tribunale dà ragione al gestore idrico nel contenzioso innescato da una donna di Settimo San Pietro che aveva fatto causa nonostante dopo la prima avesse smesso pagare le fatture rateizzate

04 agosto 2015
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CAGLIARI. Ha chiesto al Tribunale di Cagliari il risarcimento danni per aver subito lo slaccio della fornitura idrica omettendo, però, di non aver pagato diverse fatture. Il giudice ha respinto le richieste di una donna di Settimo San Pietro che aveva intentato una causa contro Abbanoa rivelatasi del tutto infondata e temeraria tanto che all’utente morosa è stato revocato il patrocinio legale gratuito. La notizia è stata diffusa dalla stessa società che gestisce il servizio idrico in Sardegna.

L’utenza della cliente era stata slacciata lo scorso marzo - viene ricostruito in una nota di Abbanoa - per non aver pagato diverse fatture, per complessivi 1.341 euro, per le quali si era ormai conclusa la procedura di messa in mora. Nel 2009 le era stato accordato anche un piano di rateizzazione ma, a parte la prima rata, non aveva pagato nessun’altra somma. Aveva anche omesso di comunicare la voltura dell’utenza a seguito della separazione del marito, avvenuta diversi anni prima.

Che la gestione della propria utenza non fosse lineare lo dimostrano anche consumi eccessivi degli ultimi anni che avevano maturato un ulteriore elevato debito tra il 2008 e il 2013. Abbanoa, però, non aveva attivato la procedura di slaccio per quest’ultimo importo. Anzi: alla cliente era stata inviata una lettera per segnalarle la presenza di consumi anomali, probabilmente causati da qualche dispersione all’interno della propria abitazione. In questi casi, il Gestore rivede gli importi decurtando i canoni di depurazione e fognature e, tramite la procedure di conciliazione, si arriva nel 90 per cento dei casi a soluzioni condivise con i clienti che prevedono agevolazioni e formule di rateizzazioni vantaggiose. Invece la cliente ha deciso di intraprendere un contenzioso legale e ha presentato ricorso contro lo slaccio contestando esclusivamente il debito per i consumi tra il 2008 e il 2013, ma omettendo che in realtà anche in precedenza non aveva pagato nonostante gli importi fossero notevolmente inferiori.

Chiedeva di dichiarare illegittimo l’operato di Abbanoa con tanto di condanna al risarcimento dei danni patiti per la sospensione dell’erogazione. In prima battuta la donna aveva ottenuto la sospensione dello slaccio. Entrati nel merito della vicenda, però, è emersa totalmente la realtà dei fatti. Le due procedure di messa in mora e slaccio erano relative ai consumi degli anni passati per i quali era stata concessa la dilazione non rispettata dalla cliente. A ciò si aggiungeva che non era stata comunicata la voltura dell’utenza a seguito della separazione.

«Il fatto che l’attrice abbia agito tacendo la vicenda relativa alle due procedure di slaccio perfezionate da Abbanoa», viene spiegato nell’ordinanza del Tribunale di Cagliari, «quando l’utenza era intestata a suo marito ma già da tempo da essa sola fruita, connota di mala fede l’azione dell’attrice e giustifica la revoca della sua ammissione al patrocinio statale».

È stata revocata la sospensiva dello slaccio, ora nuovamente effettuato, e condannata la cliente a pagare anche 1.600 euro di spese legali.

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