La Nuova Sardegna

La protesta dei verdi: "La manovra svende le spiagge, anche in Costa Smeralda"

L'inaugurazione all'inizio dell'estate scorsa del Cala Beach Club
L'inaugurazione all'inizio dell'estate scorsa del Cala Beach Club

Il leader Bonelli: "Arenili cementificati, altri con canoni irrisori come lo spazio a Liscia Ruja concesso al Cala di Volpe"

23 dicembre 2018
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ROMA. C'è anche la Costa Smeralda fra le località inserite nell'elenco dei verdi che protestano sull'aspetto definitio "salva-resort" all'interno della manovra finanziaria nazionale, approvata questa notte dal Senato. Secondo il leader storico dei verdi Angelo Bonelli c'è infatti un caso «Ostia» - quello del famoso 'lungomuro' - esteso però a tutte le coste italiane. Bonelli stigmatizza il fatto che nella manovra «non solo è prevista la proroga alla direttiva Bolkestein di 15 anni, ma anche il via libera a nuove concessioni demaniali sulle spiagge italiane, il salvataggio di ville, cottage residenziali sulle spiagge e il mantenimento delle strutture che per legge dovrebbero essere eliminate».

La misura è contenuta negli emendamenti dal 386 bis al 386 duodecies che prevedono di riformare entro 120 giorni - spiega Bonelli - la normativa sul demanio marittimo, istituendo il rating sulle spiagge italiane, come avviene con le banche, individuando nuove spiagge libere da dare in concessione. «Le spiagge - sottolinea - diventano definitivamente una merce sottoposta ai meccanismi del rating e le ultime spiagge libere sopravvissute al cemento verranno così sottoposte ad una ulteriore cementificazione e privatizzazione (il 60% delle nostre coste è compromesso), si prorogano le concessioni demaniali senza adeguarne i canoni che vengono pagati allo Stato che incassa dalle concessione demaniali solo 103 milioni di euro a fronte di un'evasione, secondo l'agenzia del demanio del 50%: attualmente si paga solo 1,27 euro metro quadro/anno per la parte non ricoperta da strutture».

È insomma un «assalto al territorio», denuncia sempre Bonelli portando alcuni esempi concreti: «dall'albergo di lusso di Cala di Volpe, che ha in concessione a Porto Cervo in Sardegna un tratto dell'esclusiva spiaggia di Liscia Ruja (dove sorge il Cala Beach club, ndr) per la cifra di 520 euro l'anno, fino al Twiga della Santanchè (e di Braitore, a Forte dei Marmi, ndr)  per un canone di 16.000 euro l'anno che si trovano sul demanio marittimo, trarranno beneficio da queste norme.

Ma nel maxiemendamento spunta - aggiunge - un comma che salva, attraverso una proroga di 15 anni, ville, cottage, bungalow ad uso residenziale e non turistico che occupano le spiagge italiane, situazione che non ha esempi in tutta Europa, mentre nel comma 136 bis si blocca l'eliminazione dalle spiagge delle strutture che per legge dovrebbero essere eliminate al termine della stagione balneare ma che si sono trasformate ad essere fisse e perenni nel corso degli anni trasformando lo stato dei luoghi.

Con queste norme si svendono le spiagge a quelle lobby che da anni hanno occupato arenili sottraendole alla pubblica fruibilità, alla visibilità e all'accesso al mare come nel caso di Ostia. Si sta preparando la strada alla sdemanializzazione ovvero alla svendita di un bene comune come le spiagge del nostro paese altro che Bolkestein», conclude Bonelli.

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