La Nuova Sardegna

L’intervista

La spalla: fratture, capsulite, dolori. Tutte le novità terapeutiche

Marco Sabia

	La spalla e i problemi che possono nascere: dai dolori alla necessità di intervento chirurgico 
La spalla e i problemi che possono nascere: dai dolori alla necessità di intervento chirurgico 

Un’articolazione complessa che con il passare degli anni è causa di disturbi diversi, dolori, a volte invalidanti. Oggi sono disponibili diverse tecniche innovative nella cura della spalla, come la ricostruzione della protesi della spalla in 3D. L’ortopedico Francesco Franceschi spiega le nuove cure, non solo chirurgiche

26 luglio 2022
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La spalla, un’articolazione complessa di cui usufruiamo costantemente, spesso anche senza farci caso. Ci aiuta nel lavorare, nel fare sport, nel divertirsi e nelle attività di tutti i giorni. Una buona spalla è condizione importante per godere di tutte le opportunità che la vita ci offre. E per questo – vista la sua rilevanza – la spalla va preservata, allenata e curata, senza improvvisarsi sportivi agonisti e rivolgendosi agli specialisti del settore quando se ne ravvede il bisogno. Senza panico, ma con la consapevolezza che se questa articolazione viene trascurata le conseguenze possono esser ben più gravi rispetto ad un intervento (anche chirurgico) in una fase iniziale della criticità. Per entrare nell’universo spalla, abbiamo deciso di intervistare il professor Francesco Franceschi, primario di ortopedia dell’ospedale romano San Pietro Fatebenefratelli, nonché autore di più di 200 lavori su temi di chirurgia artroscopica di ginocchio e spalla, illustrati a congressi nazionali ed internazionali e pubblicati su riviste internazionali. Un luminare della spalla, padrone dell’utilizzo delle più recenti tecnologie come la Latarjet, la riparazione della cuffia e della instabilità di spalla in artroscopia ma soprattutto l’impianto di protesi di spalla con guida computerizzata per farci conoscere i segreti di quest’articolazione.

Professor Franceschi, ci descriva brevemente la spalla…

"Innanzitutto, è un’articolazione molto complessa composta da due ossa come omero e scapola, tanti piccoli legamenti, una fascia fibrosa che si chiama capsula che unisce le ossa e dei muscoli che funzionano come dei giroscopi che tengono sempre equilibrata e bilanciata la testa dell’omero che è una sfera nella cavità articolare. Tutte queste strutture mantengono un equilibrio che permette alla spalla di funzionare in modo fisiologico e quando anche solo uno di questi elementi viene a mancare purtroppo si entra in una condizione patologica”.

Ci sono dei sintomi a cui fare attenzione?

“Penso al dolore nella parte anteriore della spalla, che può indicare una lesione relativa ai tendini della cuffia dei rotatori. Se invece il dolore fa riferimento alla parte posteriore, non è sempre dovuto a una patologia di questa articolazione, ma spesso a una questione di cervicale che infiamma i nervi che portano la sensibilità al braccio”.

Quali sono i problemi più comuni?

“I problemi della spalla sono davvero molto frequenti in un ambulatorio ortopedico. Le patologie variano dalla rottura dei tendini che danno molto dolore a quella dei legamenti che causa una lussazione della spalla. Almeno l’80% dei pazienti che entrano in un ambulatorio con un dolore alla spalla sono colpiti da una malattia infiammatoria tipica che si chiama capsulite o spalla congelata. Spesso i pazienti portano risonanze tutti preoccupati con lesioni dei tendini o dei legamenti pensando ad un probabile intervento chirurgico ed invece bastano 1 o 2 infiltrazioni di cortisone per far passare la capsulite e far tornare a dormire il paziente. Su questo faccio una precisazione: quando interveniamo con le infiltrazioni di cortisone, dobbiamo farlo nella parte anteriore e non posteriore, perché è nella prima che c’è l’infiammazione a cui il cortisone pone rimedio”.

Ma questa capsulite come nasce?

“È un’infiammazione della capsula dell’articolazione, che si può verificare di frequente; può bastare un movimento improvvisato, semplicemente un cane che dà uno strattone al guinzaglio. Così da un mini trauma la spalla inizia a irrigidirsi e si perde capacità di movimento. A quel punto si deve andare dall’ortopedico, perché c’è lo spettro di un’operazione entro pochi mesi se si trascura questo problema”.

Sui tendini come si interviene?

“Altre volte la causa del dolore può essere una lesione del tendine della cuffia dei rotatori e in questi casi va valutato con una risonanza magnetica se sia utile riparare il tendine in quanto nella maggior parte dei casi sono tendini molto consumati e degenerati dove non arriva il sangue; di conseguenza non si riesce più a elevare la spalla e anche se ben riparati la tendenza è a non guarire. In questi casi si suggerisce la fisioterapia o se il paziente non riesce più ad utilizzare la spalla si può arrivare ad impiantare una protesi inversa. C’è poi una differenza fra giovani e anziani: in caso di lussazione della spalla negli anziani si ricorre meno all’operazione di riparazione dei legamenti, mentre nei giovani il consiglio è quello di provvedere chirurgicamente quanto prima per impedire una nuova lussazione. Questa “tendenza” è dovuta sia ai movimenti che un giovane – che sia uno sportivo o meno – fa, sia alla maggiore elasticità dell’articolazione, che può uscire di nuovo”.

E con le fratture?

“La tendenza è quella di applicare chiodi e viti ma quando ci sono troppe frammentazioni è meglio inserire una protesi che ripristina il movimento in modo rapido e sicuro. Senza la protesi, invece, non è detto che si guarisca e quindi si palesa il rischio che si debba operare di nuovo anche per l’insorgenza di un’artrosi post-traumatica della testa dell’omero anche quando ben riparata”.

Come si interviene chirurgicamente?

“La terapia chirurgica moderna delle patologie della spalla consiste in trattamenti artroscopici e quindi mini invasivi delle lesioni dei tendini e dei legamenti. Ormai si può effettuare qualsiasi tipo d’intervento in artroscopia: perfino il famoso intervento di latarjet per la lussazione di spalla che consiste nel trasferire una porzione di osso attaccata ad un tendine proprio nel punto dove si lussa la testa dell’omero e che si doveva eseguire per forza a cielo aperto ora si può eseguire in artroscopia cioè con delle piccolissime incisioni. Nello specifico nella procedura latarjet – visto che quando la spalla esce si frattura un pezzo d’osso di omero o scapola – la spalla può continuare a uscire molto più facilmente. Noi andiamo a inserire una porzione d’osso detto coracoide e lo attacchiamo dove la spalla esce. Siamo passati da tagli di 7-8 centimetri a 4-5 fori.  E questo influisce sul recupero e sui tempi dello stesso in maniera positiva”.

Quali sono i progressi degli ultimi anni?

“Il progresso maggiore si è verificato con la protesi della spalla in quanto si sono realizzate protesi sempre più perfezionate ed adattate al paziente. Prima dell’intervento con una semplice tac si  riesce a ricostruire perfettamente come se fosse un videogioco la scapola del paziente per capire come adattare la protesi al paziente. Infatti, una delle cause maggiori d’insuccesso prima era proprio la mancanza di una pianificazione preoperatoria. Adesso invece riusciamo ad impiantare una protesi anche su spalle molto deformate e osteoporotiche. La navigazione intraoperatoria è un’altra possibilità che aiuta il chirurgo ad impiantare la protesi. Adesso proprio come in un film don Tom cruise in cui l’attore spostava degli ologrammi (Minority Report ndr) con la mano, mentre operiamo abbiamo la possibilità di sovrapporre la realtà virtuale sul paziente stesso. È come se “ricalcassimo” l’intervento, come si faceva a scuola con la carta velina, ovviamente in maniera molto più dettagliata e complessa. Una volta si diceva che la spalla era la tomba del chirurgo, perché era difficile recuperare il movimento. Ma non è più così”.

E le sfide del futuro?

“Il futuro è già presente ed è quello della ricostruzione della protesi della spalla in 3D, partendo da articolazioni completamente deformate. Esistono dei metalli che si inseriscono benissimo nell’osso e ne copiano forme e difetti. Noi  - come detto prima – pianifichiamo tutto e navighiamo dentro l’osso, con precisione estrema. Un altro degli obiettivi è la ricostruzione dei tendini rovinati con le staminali, che già usiamo nelle spalle degenerate”.

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