La Nuova Sardegna

La confessione

«Ho attaccato Salman Rushdie perché odiava l'Islam», parla l'aggressore dal carcere

Benedetta Guerrera
«Ho attaccato Salman Rushdie perché odiava l'Islam», parla l'aggressore dal carcere

Quello che emerge dalle sue prime parole è più che altro il ritratto di un lupo solitario, che si è radicalizzato da solo, nella sua cameretta a Fairview, in New Jersey, attraverso internet e social media

17 agosto 2022
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NEW YORK. «Ho attaccato Salman Rushdie perché odiava l'Islam e il suo sistema di valori». Per la prima volta dall'attentato che è quasi costato la vita all'autore dei Versi Satanici parla il suo aggressore, Hadi Matar, ammettendo quello che si sospettava da giorni e cioè che dietro la violenza ci fossero motivi religiosi. In una video intervista esclusiva al New York Post dal carcere, il 24enne nato in New Jersey da genitori libanesi ha confessato le ragioni che lo hanno spinto ad aggredire Rushdie.

«Ha attaccato l'Islam, le credenze islamiche, il sistema di valori. Non è una brava persona. Non mi piace per niente», ha dichiarato il giovane che venerdì scorso ha inferto dieci coltellate allo scrittore poco prima che iniziasse a parlare ad un evento alla Chautauqua Institution.

Matar ha puntualizzato di non avere contatti con le Guardie della rivoluzione iraniane, come invece sostenuto da alcuni media nei giorni scorsi. Ma ha ammesso di "rispettare l'ayatollah" Khomeini che nel 1989 lanciò la fatwa contro Rushdie offrendo una ricompensa da 3 milioni di dollari per la sua testa.

«Credo sia una grande persona», ha detto lasciandosi sfuggire che il suo avvocato lo ha avvertito di non fare altre dichiarazioni sull'argomento. Foto di Khomeini e del generale iraniano Qassem Soleimani erano state trovate sui suoi account social e avevano fatto pensare agli inquirenti che Matar fosse vicino all'estremismo sciita e alle cause dei pasdaran iraniani. Oltre al fatto che la patente falsa che aveva in tasca dopo la cattura era intestata ad un 'martire' di Hezbollah.

Quello che emerge però dalle sue prime parole è più che altro il ritratto di un lupo solitario, che si è radicalizzato da solo, nella sua cameretta a Fairview, in New Jersey, attraverso internet e social media. Uno di quei terroristi 'per caso' più che per convinzione. O almeno questo è quello che lui e il suo avvocato vogliono probabilmente far credere agli inquirenti per spuntare una condanna più soft. Matar ha anche ammesso di non conoscere i libri di Rushdie ma di aver visto molti video che lo riguardavano su Youtube. «Ho letto solo qualche pagina» dei Versi Satanici, ha dichiarato.

«Ma ho visto molte sue conferenze, non mi piacciono le persone false come lui». Non ha risposto invece alle domande su un viaggio in Medio Oriente del 2018 dal quale, secondo quanto sostenuto dalla madre Silvana Fardos in un'altra intervista esclusiva al Daily Mail, sarebbe tornato cambiato e radicalizzato. Il giovane ha inoltre ricostruito le ultime ore prima dell'attentato a Rushdie confermando, come era trapelato nei giorni scorsi, di aver preso un autobus fino a Buffalo e poi di aver usato un'app di carsharing per raggiungere il luogo dell'evento.

«È un bel posto", ha detto parlando della Chautauqua Institution, dove è riuscito ad entrare con un regolare biglietto armato di coltello. La sera prima della conferenza ha dormito in un parco, sull'erba. "Sono stato all'aperto tutto il giorno», ha raccontato. La decisione di andare all'evento, non si sa se con l'intenzione di aggredire lo scrittore, l'aveva presa mesi prima, lo scorso inverno, dopo aver letto su Twitter che uno degli ospiti sarebbe stato proprio Rushdie. Lucido e distaccato, secondo quanto raccontato dal reporter del Post che lo ha intervistato, il 24enne ha parlato per tutto il tempo con un tono piatto. Anche quando si è detto "sorpreso" che lo scrittore fosse sopravvissuto al suo attacco. Rushdie è stato ferito gravemente ad un braccio, al fegato e all'occhio destro. Solo in questi giorni è stato stubato e ha iniziato a collaborare con l'Fbi. Matar è accusato di tentato omicidio di secondo grado e, tramite il suo avvocato d'ufficio Nathaniel Barone, si è dichiarato non colpevole. Resta in carcere senza cauzione perché, aveva spiegato il procuratore locale Jason Schmidt, «se anche la fissiamo a un milione c'è il rischio che qualcuno gliela paghi». In prigione, il giovane aggressore ha detto di "stare bene". Tranne che per il cibo. «Mi danno da mangiare molti cibi che sono vietati dalla mia religione». 

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