La Nuova Sardegna

Nuoro

Affreschi in rovina alle Grazie vecchie

di Antonio Bassu
Affreschi in rovina alle Grazie vecchie

Nell’antico tempietto di Seuna le pitture murarie degli Are stanno cadendo a pezzi

08 giugno 2012
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NUORO. I preziosi affreschi dell’antico santuario del 1600 di Nostra Signora della Grazie, nel rione di Seuna, stanno andando in rovina. Purtroppo, si stanno sbriciolando. Si tratta di pitture murarie che sono state attribuite dagli studiosi a Pietro Antonio e Gregorio Are, padre e figlio, vissuti nella prima metà del’700, in quanto autori degli affreschi del Rosario di Orani e della basilica di Santa Maria dei Martiri di Fonni. Le pitture che ornavano il presbiterio della chiesa furono scoperte sotto uno spesso strato di intonaco nel 1982, allorché il comune decise di restaurare antico tempio. La studiosa Federica Dini lo ritiene un documento fondamentale per comprendere le vicende del santuario e il ruolo che lo stesso ha avuto nella realtà barbaricina e nuorese del Settecento. «Queste opere — scrive la Dini nel libro dedicato agli affreschi e alle pitture del santuario delle Grazie —, assai lontane sotto il profilo formale dai vituosismi barocchi che caratterizzano l’epoca in cui sono state realizzate, assumono valore e importanza unicamente se comprese nel loro significato più profondo ed inserite nel giusto contesto sociale e culturale». Quella del restauro del santuario di Seuna è una storia lunga e tormentata, soprattutto perchè, dopo che il Comune ha dato l’incarico ad alcuni liberi professionisti di preparare il progetto di recupero del tempio, approvandolo successivamente, si aprì il capitolo relativo alla ricerca dei finanziamenti. In primis di quelli regionali.

L’amministrazione comunale fu protagonista di una vera battaglia per riuscire ad assicurarsi i fondi necessari per completare il restauro, e non solo degli affreschi e pitture, ma anche per il risanamento degli interni della chiesa, il rifacimento del tetto e il rafforzamento delle strutture portanti. Anche perché era la parte superiore del presbiterio che ospita l’area più interessante e significativa del messaggio che i Gesuiti intendevano trasmettere ai fedeli. Nel registro superiore delle quattro pareti e nella volta — sottolinea Federica Dini — si intrecciano significativamente, citazioni delle sacre scritture, riferimenti alla realtà locale e fatti che rimandano alla fondazione del santuario, costituendo un insieme di esortazioni, esempi di comportamento e promesse di salvezza per i fedeli. Gli affreschi murari, che rappresentano i dodici apostoli, furono staccati e restaurati da una ditta fiorentina e conservati per lungo periodo nel museo del Costume, per poi essere riposizionati sulle pareti interne del tempio, con la garanzia che sarebbero durati “in eterno”.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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