Minacce legate al delitto Sella, sfilano i testi in tribunale
MAMOIADA. «Il 16 settembre, di mattina, ero al bar e ho visto Giovanni Sella. Mi sono fermato, volevo parlare con lui, ma Sella mi ha respinto. Poi sono andato a casa di mia figlia, ho preso con me...
MAMOIADA. «Il 16 settembre, di mattina, ero al bar e ho visto Giovanni Sella. Mi sono fermato, volevo parlare con lui, ma Sella mi ha respinto. Poi sono andato a casa di mia figlia, ho preso con me mio nipote, Giovanni Tramaloni, e sono tornato al bar, ho rivisto Giovanni Sella, gli ho richiesto di poter parlare con lui, ma mi ha di nuovo respinto»: ieri mattina, davanti al giudice monocratico Teresa Castagna, Salvatore Sale, di Mamoiada, si siede in udienza e per la prima volta in pubblico dice la sua.
Racconta, dal suo punto di vista, cos’era successo nel 2009 in un bar di Mamoiada tra due famiglie accomunate, ma su diversi fronti, dalla stessa tragedia: la morte del giovane Danilo Sella. Salvatore Sale è finito a processo per minacce aggravate nei confronti del padre di Danilo Sella e dello zio. Mentre quest’ultimo è imputato di minacce nei confronti della figlia di Salvatore Sale, Francesca. Un complicato intreccio di parentele, odio, sospetti e minacce che ieri ha creato qualche problema allo stesso giudice. Oltre a Sale, ieri in udienza, è stato sentito anche il nipote, Giovanni Tramaloni, e il maresciallo Virdis, che aveva raccolto le denunce a Mamoiada. Prossima udienza l’11 ottobre. (v.g.)
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