La Nuova Sardegna

Nuoro

In fila per salutare don Ottorino

di Francesco Pirisi
In fila per salutare don Ottorino

Commozione in cattedrale, tutti i vescovi sardi oggi a Nuoro per il funerale di monsignor Alberti

19 luglio 2012
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NUORO. Lo sguardo sereno, come l’ultimo assenso alla volontà del Cielo; sopra la casula, la croce pettorale; sul fianco il bastone pastorale, alzato mille volte, simbolo e onere del ruolo di guida. È l’ultima immagine di monsignor Ottorino Pietro Alberti, scomparso martedì a Nuoro. Tanti i fedeli arrivati ieri per una preghiera davanti alla salma del presule nuorese, esposta in cattedrale, dove oggi alle 16.30 sono fissati i funerali.

A Santa Maria della Neve è prevista la presenza di tutto l’episcopato sardo, a fianco del vescovo Mosè Marcia, rientrato in serata da Lourdes, dopo il viaggio con l’Unitalsi. La concelebrazione sarà presieduta dall’arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio. Il feretro sarà poi tumulato nella tomba di famiglia, in cimitero.

Ieri è stato un lungo pellegrinaggio di cittadini, di Nuoro, della diocesi. Diversi i sacerdoti, alcuni giunti da Cagliari, dove monsignor Alberti ha retto la chiesa locale dal 1987 al 2003, quando è andato a riposo, con residenza nella casa nuorese di Seuna, dietro il corso Garibaldi. Ieri sera una veglia di preghiera, con la riflessione dell’arcivescovo di Oristano, Ignazio Sanna. Ci sono i ricordi personali, perché «don Ottorino è stato anche la mia guida spirituale, oltre che professore», dice il monsignore di Orune. Ma c’è soprattutto una memoria che è ormai collettiva sugli oltre 50 anni di apostolato: «Dalla sua bocca ho sentito uscire parole giuste; nel suo ministero ho visto la presenza della grazia». L’altro ricordo privato è quello dei parenti. «Ci ha dato sempre tanto affetto; il lato umano era quello che emergeva e, insieme, la discrezione», confida una nipote. In cattedrale anche Emilio Floris, sindaco di Cagliari negli anni in cui il vescovo Alberti guida l’arcidiocesi: «Un uomo di chiesa e cultura che ci manca tanto; dedito totalmente al ministero e schierato dalla parte dei deboli».

La passione per lo studio, la ricerca l’hanno portato a firmare alcune tra le pagine più interessanti della storia della Sardegna, di cui in questi giorni si ricordano i titoli: «I vescovi sardi del Concilio Vaticano I», «Il Cristo di Galtellì», che da poco è stato celebrato nei 400 anni da «Sos milagros». L’altro fronte è stata l’indagine storica su Nuoro e il territorio, dove c’è tutta la passione per la terra natia. Gli amici, i sacerdoti nuoresi ricordano le sue vacanze nella casa di famiglia di Valverde, sull’Ortobene, con visite annuali, che si sono fatte più intense da quando nell’87 è arrivato a Cagliari, dopo i 14 anni alla guida della diocesi di Spoleto e Norcia; il luogo dell’anima, con la chiesetta, dove non escludeva neppure che alla fine delle fatiche terrene potesse domandare la grazia di essere sepolto. Il legame con Nuoro è fatto di tanti aspetti e una frequentazione mai interrotta; è a Santa Maria della Neve quando il 29 giugno 1992 fa l’ingresso il vescovo Pietro Meloni, e va a riposo monsignor Giovanni Melis; non manca ai 50 anni della chiesa del Rosario, di cui è parrocchiano. Il 19 giugno del 2011 saluta l’arrivo di Mosè Marcia. Nel suo sguardo la gioia per un’altra pagina di fede che viene scritta nella sua città, da vivere con serenità e semplicità, secondo i parametri del suo stile.

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