La Nuova Sardegna

Nuoro

Ruiu: il monsignore che amava il Monte

NUORO. Un amico dell’uomo, un amico della natura. Tra i tanti che, anche ieri, hanno ricordato monsignor Ottorino Alberti, scomparso nei giorni scorsi, c’è quello, assai significativo, di Domenico...

21 luglio 2012
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NUORO. Un amico dell’uomo, un amico della natura. Tra i tanti che, anche ieri, hanno ricordato monsignor Ottorino Alberti, scomparso nei giorni scorsi, c’è quello, assai significativo, di Domenico Ruiu, il fotografo naturalista che ha raccontato con i suoi libri le meraviglie del Nuorese e della Sardegna. «Era appena arrivato a Cagliari – scrive Ruiu – quando andai a trovarlo per chiedergli la prefazione di un libro sul Monte Ortobene. Più che con cortesia mi accolse con affetto, sentimento che, da allora, ha sempre caratterizzato i nostri incontri. Accettò di buon grado. Era un libro a più mani, con interventi di vari esperti per i diversi settori. Scrisse da par suo una prefazione puntuale, scorrevole ed elegante, parlando di geologia e di botanica, di storia e di rocce. Per ultimo parlò dell’uomo: “Di mio vorrei aggiungere la raccomandazione di non trascurare l’ultimo e per me straordinario capitolo dedicato alla riscoperta degli antichi sentieri. Dopo tanta storia “naturale”, qui finalmente si affaccia un lembo di storia, “storia” quella, intendo umana, affidata alla labile memoria di alcuni anziani che ancora ricordano nomi e fatti di personaggi vissuti e morti lì. Storie di povera gente”. Fu una formidabile testimonianza, una delle tante, della precisa scelta umana e pastorale di monsignor Alberti: dare sempre la precedenza all’uomo, meglio se l’ultimo. Da allora – prosegue Domenico Ruiu – lo incontrai diverse volte, sempre brevemente, sempre affettuosamente e, sempre, mi chiedeva del Monte. L’ultima volta l'ho visto un anno fa. Avevo appena ultimato un altro libro sul Monte, dove avevo scelto di utilizzare, quale didascalie per le immagini, brani tratti dai diversi autori che hanno scritto dell'Ortobene. Cinque immagini avevano il commento del monsignore. Mi accolse nella sua preziosa biblioteca. Cercò subito le immagini e i brani che lo riguardavano e si schernì, con fare quasi infantile, per la pochezza dei suoi testi rispetto alle foto. Lì, in quell'ambiente dove tutto emanava cultura, Lui, che della cultura è stato un fervente ambasciatore, rovesciava i ruoli ponendosi all'ultimo posto. Non era falsa modestia: era quella innata umiltà che faceva del grande prelato un grande uomo».

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