La Nuova Sardegna

NUORO. Non si può dire che difetti il coraggio a monsignor Mosè Marcia. Ad appena un anno di distanza dal suo arrivo in terra nuorese rivoluziona la “nave” della sua chiesa e tenta di strutturarla secondo il suo disegno pastorale. In un sol colpo cambia il vertice di 25 delle 46 parrocchie della diocesi e coinvolge in una serie di spostamenti poco meno della metà del clero. Il vescovo scommette sulla novità, sui cambiamenti di metodo e strategia, sull’entusiasmo che ciascun nuovo parroco porta nella sua nuova comunità per condurre più facilmente in mare aperto la barca di Pietro versione barbaricina. La nuova evangelizzazione è l’obiettivo di monsignor Marcia, nelle forme e nei modi che vedrà insieme ai sacerdoti. «Diversi settori – dice il vescovo – attendono il nostro comune impegno: laici e sacerdoti. Penso alla pastorale familiare, a quella giovanile e vocazionale, prendendo a cuore da parte di tutti la catechesi dell’iniziazione cristiana e degli adulti». Con una raccomandazione che è da sola un programma politico-pastorale: «Abbandonando schemi storicamente validi, ma oggi forse da rivedere e rinnovare». Una pastorale che il vescovo vuole «più dinamica e integrata e sempre meno di conservazione». Per far questo Mosè Marcia ha bisogno di tutti i sacerdoti disponibili. Un rapido esame dei trasferimenti e dell’utilizzo del clero rende evidente che mentre alcuni preti sono ultraimpegnati, altri sono sottoutilizzati. Riequilibrare le forze in campo è il primo correttivo richiesto al vescovo. Il secondo è allargare le frontiere dell’impegno pastorale che non passa solo per la famiglia, i giovani e le vocazioni, ma riguarda anche altri ambiti di vita dove i cattolici - laici e preti - sotto la guida del vescovo devono farsi protagonisti. (m.g.)