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corte d’appello

Sentenza per l’attentato al sindaco di Ottana

Sentenza per l’attentato al sindaco di Ottana

SASSARI. Hanno chiesto l’assoluzione del loro assistito, per non aver commesso il fatto. Ieri mattina, davanti alla corte d’appello di Sassari presieduta da Mariano Brianda, si è assistito all’arringa...

05 giugno 2013
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SASSARI. Hanno chiesto l’assoluzione del loro assistito, per non aver commesso il fatto. Ieri mattina, davanti alla corte d’appello di Sassari presieduta da Mariano Brianda, si è assistito all’arringa difensiva degli avvocati Pasquale Ramazzotti e Giovanna Serra, legali di Yuri Sedda, imputato insieme allo zio Maurizio Sedda e a Roberto Fenudi (entrambi difesi dall’avvocato Agostinangelo Marras) dell’attentato al sindaco di Ottana, Gian Paolo Marras e alla sede dell’Eiss.

Al processo di primo grado celebrato con rito abbreviato, i tre imputati erano stati condannati rispettivamente a 6 anni e otto mesi Yuri, a sette lo zio e a sei anni Fenudi. Per quest’ultimo il procuratore generale De Nicola, nel corso della sua requisitoria aveva chiesto l’assoluzione mentre per gli altri due imputati pene meno severe. Richiesta di assoluzione, ovviamente avanzata anche dall’avvocato Marras per i suoi assistiti che si sono sempre dichiarati innocenti ed estranei ai fatti loro contestati. Così come Giampietro Argiolas che in primo grado aveva scelto il rito ordinario ed era stato condannato a 12 anni.

Secondo le accuse, Maurizio Sedda e Roberto Fenudi, dipendenti della Legler, sarebbero state le menti del disegno criminoso. Yuri Sedda avrebbe collocato la bomba davanti alla sede dell’Ente italiano di servizio sociale, di fianco al Comune. A sparare le tre fucilate contro la casa del sindaco sarebbe stato invece Giampietro Argiolas. Per tutti gli imputati le accuse andavano dal porto e detenzione di esplosivo, ricettazione, detenzione illegale di armi e danneggiamento in concorso. Il 23 settembre 2010, contro l’abitazione del primo cittadino di Ottana, furono esplose tre fucilate caricate a pallettoni. Indirizzate verso la camera da letto, sfiorarono la culla dei due figli (di tre anni l’una e tre mesi l’altro) e ferirono di striscio al polso la moglie Maria Grazia. Le tre fucilate furono sparate pochi minuti dopo l’attentato dinamitardo, mezzo chilo di gelatina e nitrato di ammonio, che devastò gli uffici dell’Eiss.

La prossima udienza, quella decisiva che si concluderà con la sentenza, è stata fissata al 13 giugno prossimo. (k.s.)

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