La Nuova Sardegna

Nuoro

Una Notte bianca insieme contro il femminicidio

di Kety Sanna
Una Notte bianca insieme contro il femminicidio

Successo nel centro polifunzionale dell’iniziativa dell’associazione Onda Rosa “Luna di mele”: uno spaccato della condizione della donna nella società attuale

24 giugno 2013
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NUORO. Ali bianche di farfalle segnano il tragitto da seguire lungo la gradinata dell’anfiteatro del centro polifunzionale, sotto un cielo di stelle, palcoscenico della Notte Bianca dei centri antiviolenza, in salsa barbaricina. Ali su cui scrivere pensieri, aforismi, brevi considerazioni su un problema che da sempre affligge la società e in particolare la donna, che subisce e spesso non trova il coraggio di denunciare.

«La violenza sulle donne non è un’emergenza, quindi con un inizio e una fine, ma un problema strutturale della nostra società. Non è una questione privata ed è anche per questo che scegliamo dei luoghi pubblici per le manifestazioni di sensibilizzazione, in quanto la violenza sulle donne riguarda tutte e tutti. Noi che lavoriamo nelle “case rifugio” (a Nuoro dal 2007 a oggi si sono rivolte duemila donne), lo facciamo in solitudine perchè col nostro lavoro scoperchiamo pentole e sistemi funzionali sia all’uomo che alla politica che è fatta di soli uomini». Esordisce così Luisanna Porcu, psicologa dell’associazione Onda Rosa, nell’aprire la manifestazione alla quale il centro nuorese che dirige, ha aderito proprio a pochi giorni del “sì” unanime del Senato, alla Convenzione di Istanbul che è diventata legge. Una veloce introduzione per lasciare poi spazio allo spettacolo “Luna di mele” con Adriana Giacchetti e Francesca Varsori, che hanno raccontato frammenti di vita quotidiana al femminile componendo un solo spaccato dell’attuale situazione della società italiana in cui le donne ancora faticano a far rispettare il proprio spazio e a riconoscere il filo che lega i concetti di violenza e discriminazione.

“Luna di mele” è partito dalla lettura del diario di quattro donne interpretate in modo maestrale dalle due attrici che con l’uso del corpo, di strumenti musicali e del canto, sono riuscite a catturare l'attenzione del pubblico regalando momenti carichi di emozione.

Ecco i dialoghi di una donna in gravidanza che interagisce col feto, “la nocciolina”, e si interroga sulla condizione della donna in rapporto all’uomo, alla precarietà del lavoro e all’economia globale. Quindi la storia di una donna vittima della violenza domestica per mano del marito a cui cerca di ribellarsi. Ma anche di un’impiegata alle prese con i ritmi frenetici di una giornata tra famiglia e ufficio che la lasciano senza fiato.

Racconti di ordinari abusi e crudeltà, spunti di riflessione e analisi per gli spettatori che hanno assistito all’interessante e toccante rappresentazione. Una spettacolarizzazione del problema della violenza che è reale tutto l’anno e ha molteplici facce.

Che, va al di là dei soli femminicidi che caratterizzano le cronache dei giornali, ma fa riferimento alla violenza nelle sue varie forme e aspetti in una società che ancora non ha fatto il salto culturale, solo grazie al quale si può veramente rendersi conto della gravità della situazione. Basti solo pensare che in Italia nel 2012 sono state uccise 124 donne, solo perché donne, la maggior parte ammazzate da partner, ex mariti e familiari.

Un lungo applauso ha salutato le due attrici della compagnia “L’una e l’altra teatro” di Trieste, donne uniche e plurali che sono riuscite a raccontato la storia di tante, costrette ad accettare un ruolo troppo spesso scelto da altri.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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