La Nuova Sardegna

Nuoro

Il mamuthone di Sara Muggittu

di Mattia Sanna
Il mamuthone di Sara Muggittu

Mamoiada, la fotografia della blogger seconda al concorso Birra Ichnusa

28 giugno 2013
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MAMOIADA. Sara Muggittu “la Barbaricina” conquista il secondo posto del concorso fotografico “Birra Ichnusa”. Un podio tutto in rosa per la sesta edizione dell’iniziativa, dedicata quest’anno alla ritualità, all’identità e all’amicizia. L’opera della ragazza mamoiadina, blogger e fotoreporter amatoriale, è stata premiata dalla giuria tecnica della competizione, assieme ai lavori di Manuela Lai di Cagliari e di Marianna Perra di Monserrato. Un riconoscimento prestigioso, quello tributato alla giovane barbaricina. «Il coronamento di anni di sacrifici spesi per la mia passione» sottolinea la stessa Sara Muggittu. L’immagine diventerà, con altre 19, parte integrante di una mostra che si terrà il 5 e 6 luglio prossimi a Marina di Torregrande-Oristano. La passione di Sara per gli scatti nasce in tenerissima età, quando, ancora bambina, si cimentava a immortalare, con la reflex del padre, le scene più varie: «La fotografia è per me un sentimento, un modus vivendi, una sfida con me stessa». Dapprima, l’attività di free lance si è concentrata nei confini di Mamoiada, non certo avidi di spunti e ispirazioni da fissare, per poi estendersi al territorio di tutta l’isola. I mamuthones sono sicuramente uno dei soggetti privilegiati dall’artista, la quale ha avuto modo di sbizzarrirsi sulle maschere, appartenenti al patrimonio identitario mamoiadino, catturando momenti peculiari, esclusivi, forse, intimi, con l’intento di rompere l’abitualità e la monotonia di scatti, che descrivono, sul tema, istanti spesso molto simili e inflazionati. Da tale ricerca nasce “il peso della tradizione”, la fotografia vincitrice, particolarmente apprezzata dai giurati del “Birra Ichnusa”. La neve cadeva copiosa a Mamoiada, mentre il rigido inverno era ormai inoltrato. Tuttavia, la festa del Carnevale non si interruppe. Gli antichi costumi sfilavano tra le vie di un paese imbiancato. L’immagine ha voluto raccontare di quegli abiti, resi un fardello grave, quasi insostenibile, dai fiocchi incessanti. Sas carrigas (i campanacci) si erano come trasformate in ponderose zavorre. Il riferimento allegorico potrebbe essere interpretato alla luce di una personificazione delle tradizioni, preziosa eredità degli antenati, le quali richiedono impegno e dedizione instancabile, per poter essere seguite e tenute vive.

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