La Nuova Sardegna

Nuoro

Violenza donne, il Comune parte civile

di Kety Sanna ; di Kety Sanna
Violenza donne, il Comune parte civile

Gli assessori Demuro e Angioi: «Azione dall’alto valore simbolico». Porcu (Centro Onda Rosa): «Servono finanziamenti»

25 novembre 2013
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NUORO. Oggi è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne e il Comune di Nuoro si costituirà parte civile in tutti i procedimenti penali che questo tipo di reato. Una volontà espressa attraverso una delibera promossa dagli assessori alle Pari Opportunità, Paola Demuro e ai Servizi sociali, Mario Angioi, e approvata nel corso dell’ultima riunione di giunta. L’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Alessandro Bianchi, richiamando tutte le normative nazionali e facendo riferimento in particolare all’ultima legge sul femminicidio, ha deciso così di portare avanti azioni di forza contro la violenza di genere. Si tratta del primo caso in Sardegna e si spera abbia un seguito.

«Abbiamo dovuto attendere una sentenza della Cassazione per poter fare questo passo – ha detto l’assessore Demuro – Con questo provvedimento si è stabilito che anche le amministrazioni locali possono avere un interesse diretto, quando una concittadina subisce violenza».

Un’azione importante, dall’alto valore simbolico che il Comune vuole mandare a decine di donne che quotidianamente sono vittime di violenza e troppo spesso si sentono sole, abbandonate a se stesse. Perche la violenzacontro le donne è una violazione dei diritti umani.

«In Italia – dice Luisanna Porcu, presidente del centro antiviolenza Onda Rosa – resta prioritario un intervento culturale che necessita della messa in campo di strumenti efficaci e di cui si parla continuamente per contrastare un fenomeno ormai divenuto strutturale».

Sino ad oggi in Italia sono state ammazzate 131donne, punite per essersi prese la libertà di decidere cosa fare della propria vita, sottraendosi al potere e al controllo del proprio padre, partner, compagno, amante. Ma parlare di femminicidio – aggiunge la psicologa nuorese – non significa infatti parlare solo delle donne che muoiono ma significa riconoscere un problema strutturale che va al di là degli omicidi delle donne, e che riguarda tutte le forme di violenza di genere in grado di annullare la donna nella sua identità e libertà non soltanto fisicamente, ma anche nella loro dimensione psicologica, nella vita sociale, e nella partecipazione alla vita pubblica. Non si sa ancora quante sono le donne che quest’anno si sono rivolte ai centri antiviolenza, lo scorso anno sono state 15mila».

«Oggi – continua – si parla molto di violenza contro le donne, eppure tutto sembra fermarsi ai buoni propositi. Occorre riconoscere subito la violenza maschile contro le donne e non confonderla con un conflitto di coppia. Non deve essere più possibile che una donna per essere creduta debba essere uccisa. Occorre assicurare la formazione sistematica a tutti gli operatori: magistrati, forze dell'ordine, avvocati, servizi sociali, psicologi. Occorre anche un intervento non unicamente repressivo ma integrato e coordinato. Bisogna sostenere e riconoscere i centri antiviolenza, unica esperienza in Italia che fornisce supporto alla donna in tutto il suo percorso con una specifica e appropriata metodologia dell'accoglienza».

«I centri antiviolenza – aggiunge la psicoterapeuta e coordinatrice del centro antiviolenza nuorese – hanno competenza specifica di intervento e sostegno a lungo termine per le donne e i loro figli e un ruolo importante di attivazione, promozione, formazione, coordinamento di tutti i necessari attori e nodi di rete presenti sul territorio».

In Sardegna esistono otto centri antiviolenza e cinque case di accoglienza, finanziati annualmente da una legge regionale. «Il finanziamento per l’anno 2012 si è concluso a giugno scorso e, oltre a non aver ricevuto il 30% del finanziamento precedente, la Regione non ha ancora deliberato su quale sarà la somma per l'anno in corso. Solo con enorme impegno volontario – conclude Luisanna Porcu – e con forti esposizioni bancarie i centri resistono per contrastare questo fenomeno gravissimo. Il finanziamento esistente non può essere incerto e tardivo».

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