La Nuova Sardegna

Nuoro

"Sfiniti dalla Tares, sì alla rivolta fiscale"

di Gianna Zazzara
"Sfiniti dalla Tares, sì alla rivolta fiscale"

Manca (Adiconsum) invita i cittadini di Nuoro a non pagare il saldo. L’assessore al Bilancio: abbiamo rispettato la legge

21 febbraio 2014
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NUORO. Il simbolo della città che si incammina verso la rivolta fiscale è un piccolo imprenditore, Bobore Manca, segretario provinciale dell’Adiconsum. La scintilla che lo ha fatto infuriare è stata la Tares, la nuova tassa sui rifiuti che, secondo i calcoli della sua associazione, è tra le più alte d’Italia. Per questo motivo l’Adiconsum e le altre associazioni di categoria (Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Apan, Cna e Lega coop) hanno presentato un ricorso al Tar contestando la legittimità della delibera comunale che ha introdotto la nuova tassa. «Mercoledì scorso i giudici amministrativi hanno deciso di rinviare al primo ottobre la decisione nel merito della questione. Una buona occasione per la giunta, perché ha dieci mesi di tempo per porre riparo ai suoi errori». Se non lo farà, promette il segretario, «allora inciteremo i cittadini alla rivolta fiscale e li inviteremo a non pagare il saldo previsto a maggio». Aggiunge: «La tassa non va pagata. Perché è ingiusta, perché con questa crisi le famiglie e i commercianti non ce la fanno più e perché non se ne può più».

«Ci siamo rivolti ai giudici perché siamo convinti che la tassa, così come è stata applicata dall’amministrazione, sia iniqua – spiega Manca–. A essere penalizzate sono soprattutto le famiglie numerose e le attività commerciali. A guadagnarci sono solo i single. Col saldo di maggio il Comune potrebbe addirittura restituire loro il 30 per cento di quanto hanno pagato con le prime tre rate. Un’assurdità», chiosa il segretario.

Le associazioni contestano al Comune, oltre alle tariffe esagerate, anche il fatto che, a conti fatti, nelle casse comunali arriverà circa un milione e mezzo di euro in più rispetto al costo del servizio di raccolta dei rifiuti. «Questo surplus di gettito non è giustificato. Il costo del servizio è di 7 milioni e 241 mila euro, mentre il Comune ne incasserà in tutto 8 milioni e 649 mila euro. Dove finiscono i soldi?».

«Il Comune non prende un euro in più dai suoi cittadini rispetto al costo del servizio - replica l’assessore al bilancio Tore Daga– . Quella delle associazioni è un’accusa gravissima, senza alcun fondamento. Li sfido a provare il contrario».

Riguardo alla minaccia di una rivolta fiscale, invece, l’assessore, considerato l’autore del famigerato regolamento Tares, risponde a muso duro. «Non è corretto invitare i cittadini alla disobbedienza. Purtroppo la Tares non è stata un’invenzione dell’amministrazione, ma un obbligo imposto dalla legge. Se vogliono prendersela con qualcuno se la prendano con il governo Monti, non con noi. Anzi, la giunta ha fatto il possibile per contenere gli aumenti scegliendo di applicare i coefficienti minimi, sia per le utenze domestiche sia per quelle commerciali. Posso dire con tutta tranquillità che l’amministrazione ha agito nel rispetto del principio di giustizia contributiva». Per Daga l’iniquità delle tariffe è da attribuire non al Comune, ma alla legge che impone di aumentarle a chi produce più rifiuti. «Così si spiega la penalizzazione delle famiglie numerose che, però, se sono in difficoltà, possono usufruire di agevolazioni». Stesso discorso anche per le aziende: «A Pratosardo, ad esempio, si paga solo il 20 per cento della tariffa prevista perché il punto di raccolta dei rifiuti è distante più di 3 km».

L’assessore, infine, si toglie qualche sassolino dalla scarpa. «La Tares è ingiusta, d’accordo, ma è stata decisa a livello centrale. D’altronde, se il Tar non si è pronunciato sulla richiesta di sospensiva, così come chiedevano i ricorrenti, un motivo forse ci sarà. E a ottobre vedremo chi ha ragione».

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