La Nuova Sardegna

Nuoro

Dal filindeu alla pompia: la tradizione è slow food

Dal filindeu alla pompia: la tradizione è slow food

Parla il responsabile nuorese dell’associazione fondata da Carlo Petrini La Barbagia terra ideale per tramandare prodotti antichi e del tutto genuini

23 aprile 2014
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NUORO. In tempi di agromafie, frodi alimentari e maialini sardi in realtà nati e ingrassati in Olanda o Romania, Slow food è come una stella polare nel firmamento enogastronomico mondiale. Da seguire e sostenere, perché se è vero che siamo quello che mangiamo, l’associazione non-profit fondata da Carlo Petrini cerca prima di tutto di migliorare l’uomo. E a volte è costretta a farlo da sola contro tutti: si impegna infatti a correggere le nostre pessime abitudini alimentari, si oppone all’ottusità della burocrazia dell’Unione europea, lotta contro le multinazionali del cibo-spazzatura, combatte contro la logica del profitto costi quel che costi, anche a danno della nostra salute e del mondo in cui viviamo. Sono 1.647 i prodotti che appartengono alla cultura, alla storia e alle tradizioni del pianeta che Slow food segnala perché rischiano di scomparire e che per questo ha fatto salire nell’Arca del gusto. Di questi, 25 sono quelli rigorosamente “made in Sardinia” e sei sono diventati presidi, come il casizolu, il fiore sardo dei pastori e la pompia. Tra gli altri, per limitarci al nuorese, nell’Arca del gusto sono stati imbarcati anche casu marzu, filindeu, prosciutto di Desulo e ricotta mustia. Caricati a bordo anche grazie al lavoro della Condotta di Nuoro, nata nel 1998 e la più attiva in Sardegna con quella di Cagliari: «Il nostro impegno – spiega il fiduciario della Condotta Renato Brotzu – è cresciuto in modo esponenziale per le continue sollecitazioni da parte della sede nazionale, che ha lanciato tanti progetti che le sedi locali devono recepire e realizzare. L’Arca del gusto è una grande sfida lanciata da Slow Food per il futuro. Noi stiamo lavorando per imbarcare altri prodotti, come la pira camusina, il prosciutto di Villagrande, i fagiolini di Tiana e la mela di Ussassai che rischia l’estinzione. La difesa della biodiversità è una grande priorità e lo è maggiormente nella nostra isola dove vantiamo un numero straordinario di “cultivar” (frutta, verdura, legumi) e lavorazioni che si stanno perdendo. E che Slow food attraverso un sistema di monitoraggio e segnalazioni diffuse intende tutelare».

Un lavoro di grande responsabilità e impegno ma anche divertente: «Le nostre iniziative sono caratterizzate da una grande attenzione al cibo – continua Brotzu – senza mai scinderlo dagli aspetti culturali dei territori visitati e dalle lavorazioni tipiche che connotano un territorio. Abbiamo voluto estendere la conoscenza verso altre realtà locali come l’isola di Sant’Antioco, l’Asinara, Sanluri, Putifigari, Alghero. La nostra attività è sempre improntata all’educazione al gusto e al miglioramento delle percezioni sensoriali attraverso i laboratori del gusto e i Master of food che svolgiamo con grande soddisfazione dei partecipanti e dei docenti. Abbiamo un convincimento: la preoccupazione di divertirci e di star bene insieme alle persone che hanno condiviso gli obiettivi. Che sono la diffusione della cultura alimentare, lo sviluppo dell’educazione sensoriale, la difesa delle piccole produzioni, la tutela della biodiversità e la promozione della qualità, organolettica, ambientale e sociale. Non dimenticando che tutti hanno diritto al piacere del cibo».

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