La Nuova Sardegna

Nuoro

La Cisl: «Assunzioni, o tutti o nessuno»

Gaddone: «Non ci accontentiamo di 320 stabilizzazioni, solo nel Nuorese i precari sono 510 e 1500 in tutta l’isola»

28 agosto 2015
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NUORO. Nel cantiere forestale del monte Ortobene, c’è chi, come precario, lavora dagli scintillanti anni Ottanta. E da allora, ogni anno, sul finire della primavera, viene richiamato in servizio come prezioso pilastro o rinforzo della campagna anti-incendi. Ma solo per sei mesi, poi basta: deve tornare a casa. Ma anche nei cantieri di Montes o del Montalbo, quanto a precari storici, non scherzano. C’è chi, la sospirata stabilizzazione, la attende da più di venti anni, i più fortunati “solo” da una decina.

E così, di stagione in stagione, di anno in anno, nonostante le tante promesse della politica, allo stato attuale i precari storici che attendono di essere assunti in pianta stabile dall’Ente Foreste sono diventati 1500 in tutta l’isola, e 510 nella sola provincia di Nuoro. Ma il punto è che nonostante tante battaglie e programmi fissati almeno a parole, oggi, di quei 510, tra Nuoro e resto della provincia la Regione ne vorrebbe stabilizzare solo 320. Questo, infatti, è quello che prevede una bozza di accordo sottoposto nei giorni scorsi all’attenzione dei sindacati. Come dire: vi conviene prendere l’uovo, perché la gallina intera non si sa se arriverà mai. Se a qualche altra sigla sindacale la bozza d’accordo in questione non è affatto dispiaciuta, alla Fai-Cisl, invece, ha provocato proprio un fastidio intenso.

Anzi, un moto di rabbia che ha spinto uno dei più agguerriti componenti della segreteria provinciale del sindacato, Nicola Gaddone, a lanciare accuse precise e piuttosto dure verso Cagliari.«Se pensano che ci potremmo accontentare di 320 stabilizzazioni, lasciando fuori tanti altri colleghi, si sbagliano di grosso. È un accordo capestro, non lo accetteremo mai – esordisce, infatti, Gaddone – un accordo che rischia di scatenare, tra l’altro, l’ennesima guerra tra poveri. Come se non fossero bastate quelle del passato, anche più recente».

È davvero stufo, insomma, il rappresentante della Fai-Cisl, e non vuole nasconderlo. E tra i punti che proprio non riesce a digerire c’è il fatto che ancora una volta nell’intera partita, nei criteri scelti per le eventuali stabilizzazioni, e nei vari annessi, la cabina di regia sia stata Cagliari. Nicola Gaddone, denuncia a gran voce, infatti, che dietro la questione dei precari dell’Ente Foreste si continui a seguire quella che definisce una “logica filo-cagliaritana”.

Una logica che sarebbe stata seguita pure nell’ultimo riunione per discutere della bozza dell’accordo. Per Gaddone uno dei dati di rilievo è il fatto che a quella riunione i segretari di altri sindacati, non abbiano «fatto partecipare i segretari territoriali provinciali nuoresi delle loro federazioni, facendo prevalere una logica filo-cagliaritana nella quale il problema nuorese» viene affidato dunque, secondo Gaddone, a rappresentanti sindacali che non sono preparati sulle necessità del Nuorese e che magari, invece, pensano più alle esigenze dei cagliaritani. «Noi – aggiunge Nicola Gaddone – proponiamo all’assessorato all'ambiente e all’Ente Foreste che questa partita tutta nuorese si giochi in casa nuorese, riguardo al numero assegnato al servizio di Nuoro dei 320 stabilizzandi. A Nuoro le regole non le può dettare chi non è a conoscenza degli equilibri nuoresi, anche per ragioni di ordine pubblico. Qualche mese fa abbiamo assistito come Flai-Fai e Uila alla ribellione dei lavoratori nuoresi davanti ai cancelli del cantiere Jacupiu che hanno impedito l'ingresso al lavoro dei lavoratori di Orani “senza terra”. Oggi è da irresponsabili accettare per dispetto dei nuoresi la logica dei tagli lineari in un programma di stabilizzazione ridotto all'osso rispetto a quello previsto nella legge finanziaria».

Per questi motivi, conclude Gaddone, «la Fai-Cisl non fimerà mai un accordo che preveda la discriminazione di un gruppo di lavoratori a scapito di un altro. A costo, in caso di forzature non condivise, di andare dal magistrato e denunciarne il sopruso».

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