La Nuova Sardegna

Nuoro

La riforma degli enti locali, ancora pressing dei sindaci

La riforma degli enti locali, ancora pressing dei sindaci

Aperta la sottoscrizione di una mozione unitaria da inviare al consiglio regionale Ora la protesta va avanti con nuovi incontri. Stop alla legge o marceremo su Cagliari

29 novembre 2015
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NUORO. Sindaci, amministratori, consiglieri regionali di destra e di sinistra hanno riempito venerdì scorso la platea del teatro Eliseo in un’infuocata assemblea. Obiettivo dell’incontro mettere a punto un documento unitario da inviare al Consiglio regionale per dire no alla riforma degli enti locali che sarà discussa dall’aula il 9 dicembre. All’appello hanno aderito finora più di cento sindaci. E tanti altri sottoscriveranno il documento martedì prossimo in occasione dell’assemblea generale di tutti i comuni sardi promossa dall’Anci ad Abbasanta.

«Vogliamo combattere la sostanza di una riforma di stampo centralista che mette in secondo piano i Comuni e le istanze dei territori», ha detto Andrea Soddu. Che ha chiesto alla Regione, di concerto con tutti gli altri sindaci, di sospendere immediatamente l’iter di approvazione del disegno di legge sul riordino degli enti locali. «È necessaria una pausa di riflessione per arrivare a una riforma condivisa», ha auspicato Soddu. Le ragioni della protesta sono tante. «Questo disegno di legge regionale è un attacco alla democrazia – ha spiegato il sindaco di Nuoro – Priva di rappresentanza politica i territori in violazione dei principi della Carta europea delle autonomie locali che attribuisce ai cittadini il diritto a partecipare alla gestione degli affari pubblici. Con questa riforma, invece, i Comuni avranno funzioni residuali perché tutti i poteri saranno accentrati dalla Regione. È inaccettabile». Com’è inaccettabile che Cagliari diventi una sorta di città-stato, con poteri definiti e risorse finanziarie illimitate. «Cagliari, oltre a essere il capoluogo regionale, sarà riconosciuta anche come città metropolitana. Il suo sindaco potrà dialogare con il Governo e con l’Europa. E solo alla città metropolitana andranno i finanziamenti comunitari. Gli altri territori resteranno a bocca asciutta – hanno detto i sindaci in coro– Questa riforma crea un divario tra i cittadini: ci sarà chi avrà più diritti di altri, è intollerabile». Per questo i sindaci sono scesi in campo, pronti a marciare fino a Cagliari. «Il 9 dicembre, quando la legge arriverà in consiglio regionale, convocheremo i consigli comunali sotto il palazzo della Regione», hanno avvertito. «Ed è inutile che il presidente Pigliaru e l’assessore Cristiano Erriu minaccino di dimettersi. Qua non sono in gioco i destini personali dei politici, ma il futuro della Sardegna». La Giunta regionale ha dieci giorni di tempo per ripensarci e aprire un dialogo con i sindaci. «Se non lo farà noi andremo avanti con la nostra battaglia».

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