La Nuova Sardegna

Nuoro

Palazzetto dello sport, 30 anni di sprechi

Palazzetto dello sport, 30 anni di sprechi

Della cittadella sportiva a tre chilometri dalla città restano solo i pilastri e una condanna al risarcimento di tre milioni

08 febbraio 2017
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NUORO. Ci sono voluti trent’anni, fiumi di parole e di promesse puntualmente disattese, di milioni di euro spesi inutilmente, perché in consiglio comunale risuonasse una verità che i cittadini (e gli stessi amministratori) conoscevano da sempre: il palazzetto dello sport a Sa tanca e s’ena non si farà mai, nonostante i lavori siano stati riappaltati nel 2012. Parole di Andrea Soddu, sindaco dal 2015: ««Il palazzetto resterà così com'è, perché non è nostra intenzione costruire in quella zona periferica una struttura intorno alla quale dovrebbe nascere la cittadella sportiva. Troppo lontana dalla città, più vicina a Mamoiada che a Nuoro. Sarebbe l'ennesimo errore».

«Ci siamo quasi». Che il re fosse nudo è sempre stato sotto gli occhi di tutti, cioè da quando se ne cominciò a parlare nel lontano 1986; nonostante ciò, per le amministrazioni di turno la costruzione del palazzetto e un futuro glorioso per lo sport nuorese erano sempre dietro l’angolo, «imminenti». Qualche esempio: «La questione del palazzetto dello sport, a cui teniamo molto, materialmente non è stata ancora messa in cantiere. Lo faremo nei prossimi mesi» (sindaco Mario Zidda, maggio 2002). «Un nuovo, importante passo avanti verso la realizzazione di un'opera importante per la città, attesa da tempo, che sta imboccando una strada decisa verso il suo compimento» (assessore Leonardo Moro, giugno 2013). «Nuoro avrà presto un palazzetto dello sport: l'accantieramento a Sa tanca e s'ena è imminente, tutto l'iter è già stato concluso» (sindaco Alessandro Bianchi, dicembre 2013).

Più vicino a Mamoiada. La vicenda del palazzetto mancato è uno dei punti forti della commissione d’indagine conoscitiva sui debiti fuori bilancio del Comune. Se ne parlerà domani pomeriggio in consiglio, quando il coordinatore Giuseppe Montesu leggerà le conclusioni alle quali è giunta la commissione. Va detto che l’indagine riguarda solo il “vecchio” palazzetto, quello che doveva sorgere nei primi anni ’90 nelle campagne di Sa tanca e s’ena, in un’area a tre chilometri acquistata alla bisogna. Il costo preventivato era 7 miliardi 442 milioni di lire (attualizzati sono 6 milioni 710 mila euro di oggi). Si comincia a costruire nel gennaio 1996 sulla base di un progetto redatto da tecnici esterni, ma i lavori subiscono un brusco stop appena quattro mesi dopo: nella fretta ci si era dimenticati di svolgere un’analisi geologica sui terreni. Si riprende l’anno successivo, e tra varianti e perizie, sospensioni e riprese dei lavori si arriva al 1999, quando l’impresa (che si era aggiudicata i lavori con un sostanzioso ribasso: da 7 a 5 miliardi) smonta il cantiere e avvia un braccio di ferro giudiziario con l’amministrazione. Lasciando il “palazzetto” così come lo vediamo oggi: un basamento di cemento con sopra una trentina di piloni in cemento armato.

La condanna. Passano dieci anni e l’impresa capofila del cantiere, la Giorgi Antonio e C, vede riconosciute le proprie ragioni in tribunale: nel 2010 il Comune viene condannato a pagare tre milioni 156mila euro. L’impresa minaccia di aggredire il conto dell’amministrazione, cosa che manderebbe in bancarotta il municipio. Un’ordinanza della corte d’appello di Sassari stabilirà il risarcimento immediato di un milione 885mila euro e che il restante milione e 400mila euro venga garantito, in attesa della sentenza d'appello, con una polizza fideiussoria stipulata con «una società bancaria o assicurativa di primaria importanza».

Non è finita, perché c’è anche il “nuovo” palazzetto dello sport. Nel 2004 si decide per un secondo progetto in un’area poco distante dalla prima, sempre a tre chilometri dalla città. La Regione assegna 9 milioni nel 2007, nel 2011 la gara d’appalto viene aggiudicata al consorzio cooperative Ciro Menotti di Ravenna per 7 milioni. Poi sulla vicenda cala il silenzio. Nel 2015 la Regione revoca altri 3 milioni. Il rischio che si profili un’altra causa tra l’impresa e il Comune è molto concreto. (2 - continua)

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