La Nuova Sardegna

Nuoro

Macomer, corteo pacifico per dire “no” al Cpr

di Giulia Serra
Macomer, corteo pacifico per dire “no” al Cpr

Una cinquantina di manifestanti (senza autorizzazione) ha attraversato la città Accento sulle implicazioni umane ed etiche. Il centro visitato da Pittalis e Talanas

02 febbraio 2020
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MACOMER. Il sit-in si è trasformato in corteo che ha attraversato la città per far risuonare la voce di chi si oppone all'apertura del Cpr di Macomer e, più in generale, a quel sistema di gestione delle migrazioni che finisce per incarcerare coloro i quali vengono etichettati come irregolari e sono destinatari di provvedimenti di espulsione dal suolo italiano. Una cinquantina di persone, provenienti da diverse zone della Sardegna, si sono date appuntamento ieri pomeriggio a Macomer nell'area di Sertinu per manifestare un altro punto di vista rispetto a quello che fino ad oggi ha finito per dominare il dibattito pubblico in città: «è necessario uscire dalla logica che tratta l'immigrazione come un'emergenza da risolvere, e abbattere l'immaginario che ammette gli stranieri solo in quanto profughi – si legge nel volantino diffuso durante il corteo –. L'attuale sistema ha come principale risultato la costruzione di soggetti fragili, marginali, detentori di diritti precari e di serie B. L'apertura del Cpr di Macomer è parte di un progetto securitario più ampio. Distinguere tra legale e illegale, tra ricco e povero, tra italiano e straniero, ha lo scopo di giustificare politiche repressive e di controllo che non riguardano solo le persone migranti, ma anche chiunque si opponga a questo sistema che sfrutta e rinchiude». I manifestanti, assolutamente pacifici, hanno prima tentato di muovere i propri passi verso la struttura ospitata all'interno dell'ex carcere di Bonu Trau, poi, a fronte di un imponente dispiegamento di forze di Carabinieri e Polizia che ha sbarrato loro la strada, hanno scelto di portare il loro messaggio dentro la città, attraversando le vie principali, tentando di sensibilizzare i cittadini al tema e scandendo slogan di solidarietà con chi è costretto alla migrazione e di contrarietà a quelle strutture qualificate come veri e propri lager. A seguire l'intero percorso, per il quale non erano state richieste le necessarie autorizzazioni, tutte le forze dell'ordine compresa la Polizia municipale. La questione del Cpr, che nella sua complessità, rimasta forse per certi versi inespressa, ha dato origine ad uno scontro politico locale acceso e da ultimo ha portato alle dimissioni dei neo consiglieri Daniele Nieddu di Italia Viva e Arturo Uleri di Fratelli d'Italia, si è vista dunque ieri proposta all'attenzione della comunità nell'accezione non trascurabile delle sue implicazioni umane ed etiche oltre che più strettamente politiche. Se da una parte si contesta quel modello di gestione basato sulla reclusione di chi, dopo aver attraversato il mare alla ricerca di un futuro migliore, deve essere rimpatriato, dall'altra i toni e gli approcci sono diametralmente opposti.

Ieri intanto hanno visitato il Cpr il deputato di Forza Italia Pietro Pittalis e il consigliere regionale Giuseppe Talanas: «il Cpr di Macomer è un esempio virtuoso per il territorio sardo. Un’eccellenza dal punto di vista dell’accoglienza dei profughi irregolari grazie allo sforzo organizzativo profuso dal prefetto di Nuoro Anna Aida Bruzzese e dal dirigente del commissariato di Macomer Michele Chessa – scrivono –. Gli operatori assicurano una funzionalità costante all’interno di un centro all’avanguardia e le condizioni del trattenimento sono garantite dalla preparazione dell’organico, con un apparato di livello dal punto di vista sociale e sanitario. La vigilanza esterna garantita dall’Esercito conferma l'impegno delle istituzioni volto alla massima sicurezza dei cittadini».

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