La Nuova Sardegna

Olbia

Scoppia la pace in maggioranzarisolta la crisi comunale

Scoppia la pace in maggioranzarisolta la crisi comunale

Con le scuse incrociate tra l’onorevole Nizzi e il primo cittadino si risolve l'empasse del consiglio comunale. Il sindaco Gianni Giovannelli restituisce le deleghe, ma in aula non si parla dei motivi della crisi. L’opposizione attacca, ma il centrodestra minimizza, provando a far credere che la crisi in realtà non sia mai esistita. "Ci scusiamo con la città, ma ora tutto è alle spalle ci siamo compattati", si giustifica Giampaolo Mura

05 settembre 2008
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Olbia. Brad Pitt resta a bocca aperta e applaude. A Poltu Quadu si recita con un copione scritto qualche settimana prima e mandato giù a memoria. Nuovo cinema maggioranza va in scena nelle aule del consiglio. La maggioranza è da Oscar. Parlano a turno per 4 ore e riescono a non spiegare i motivi della crisi. I pezzi migliori arrivano da alcuni consiglieri del Pdl. Provano a far credere che la crisi in realtà non sia mai esistita. Che sia un invenzione del centrosinistra. Dei comunisti. Il film è un polpettone indigeribile. Una roba inguardabile. Scene di pace surreale. La crisi finisce in un cassetto con l’opposizione presa per sfinimento.

Alla fine dei giochi Gianni Giovannelli ridistribuisce le deleghe, tutte. Agli assessori, al Cines, alle frazioni. Si chiude con le scuse incrociate tra Nizzi e Giovannelli, con un rilancio con un nuovo spirito dell’azione della giunta, una cabina di regia. Nei fatti tutto ritorna come prima. Stessi assessori, stessi delegati. La guerra senza regole per due mesi è servita per creare una cabina. A tentare di spiegare i motivi della crisi Giampiero Mura, l’uomo che è riuscito nel miracolo di chiudere la frattura. «Abbiamo avuto uno sbandamento nel cambio di maggioranza da Nizzi a Giovannelli - afferma -, come un treno che dopo una curva ha un moto ondivago, serpeggia. Ci scusiamo con la città. Ma ora tutto è alle spalle ci siamo compattati». Ma non tutti ascoltano rapiti. Qualcuno la butta sull’ironia caustica. «Eravate una maggioranza bulgara - dice Luigi Damigella -, ora siete una maggioranza rumena». Ma l’intervento che fa più male lo assesta Carlo Careddu. Parole come pugni in pieno volto.

«Vi presentate in aula e dite che è tutto alle spalle. Mi chiedo dove siano finiti gli scissionisti - dice Careddu -, dove sono le motivazioni della crisi, dove i cacciatori di teste degli assessori, dove i cambiamenti rispetto a due mesi fa, perché i consiglieri del Pdl non riuniscono le commissioni da due mesi, perché il comune è paralizzato. Il gigante è paralizzato si scopre che c’è un inchiesta sulla rete del gas, che l’appalto sull’illuminazione è bocciato, che sono stati sequestrati 500 ettari a Spiritu Santu». Per il centrosinistra la prova impossibile.

Cercare di estorcere i motivi della spaccatura a una maggioranza di gomma. «Non abbiamo mai lavorato per spaccare la maggioranza - afferma Nardino Degortes -, ora voi avete trovato l’unità e ci volete far credere che in questi due mesi vi siete amati e noi non ce ne siamo mai accorti. Vi siete accusati di tutto, dagli interessi privati a parentopoli, ora tutto è dimenticato. Io vi auguro che la vostra apparente unità sia reale». Pietro Carzedda, Pdl, cerca di smontare le accuse dell’opposizione. «Il nostro silenzio di questi mesi non era legato a imbarazzo, ma solo alla volontà di portare pace - spiega -. Noi non abbiamo mai voluto far cadere il sindaco che noi abbiamo indicato. Gianni Giovannelli è il nostro uomo». Ma a questa unità non crede Marco Varrucciu. «Uno spettacolo insolito vedere due nemici giurati dormire nello stesso letto - dice Varrucciu -. La vostra unità è più lontana dell’uragano Gustav da Tavolara».

Il capogruppo del Pdl, Gianfranco Bardanzellu, minimizza gli attriti tra le due anime della maggioranza. «C’è stato un confronto serrato sulle cose da fare - dice - su temi e priorità, ora ripartiremo con più slancio». La pace era scoppiata nel primo pomeriggio. Una riunione nella sede del Pdl in via Aldo Moro. Tutti insieme alle 16. Gente che non si guardava in faccia da mesi. Una frattura più profonda del Grand Canyon che si ricompone in 50 minuti. Alle 17 è già pace. Il resto serve per elaborare una strategia. L’idea è geniale. Parlare di tutto, ma non dei motivi della crisi. Quelli restano tabù. Per oltre tre ore il fortino del centrodestra resiste all’assalto. Alla fine prende la parola il leader degli ex ribelli, Settimo Nizzi. Il suo non è il solito discorso tutto grinta e gallurese. Il gallo fa fatica a sembrare cigno. Alla fine sussurra qualcosa che somigliano a delle scuse.

«Al sindaco chiedo che le parole dette in attimi di difficile rapporto interpersonale - afferma Nizzi -, vengano dimenticate». In altre parole chiede di tagliare dal filmone la scena in cui si sente la frase urlata al Cines: «Chiedo scusa alla città per avere indicato come sindaco Giovannelli», oppure l’altra. «Ti devi dimettere». Dalla cabina di regia arrivano altri suggerimenti. A parlare è Giovannelli. «Credo sia necessario non soffermarsi su frasi e affermazioni che appartengono al passato - afferma -. La crisi è risolta». Ma a essere sinceri il finale convince poco l’opposizione che per tutta la sera cerca di mettere al centro dell’aula il la crisi e i motivi. Il perché della guerra e quello della pace. Più di un consigliere di centrosinistra fa capire che la pace è telecomandata, che l’autore sta a Roma.

«La pace è imposta dall’alto - accusa Antonio Loriga, Pd -. In città va di moda un best seller “Non è successo niente”, voi volete far credere che nulla sia accaduto. Metà maggioranza diserta il consiglio quando non si approva il bilancio. Nizzi chiede le dimissioni di Giovannelli al Cines e si scusa con la città. Mezzo centrodestra attacca il sindaco e gli assessori,. Alla fine la città ha capito e vi ha massacrato. Ora siete qua a far finta di avere fatto la pace». L’attacco è come sale e aceto sulle ferite. Nizzi scatta. «Avete provato a insinuarvi nella maggioranza, ad adescare il sindaco - attacca -, ma non ci siete riusciti. Non spaccate la nostra maggioranza che lavora per il bene della città e resterà qua ancora per lungo tempo. Se vi metterete di nuovo in mezzo vi investo con il treno di Mura».

La serata viene chiusa dall’intervento di Giovannelli che ha l’entusiasmo di chi vede il trapano del dentista. «Sono stati due mesi difficili - afferma -, ma confermo il mio giudizio sull’ottimo lavoro di Nizzi e della sua giunta. Proseguo sulla sua linea che ha fatto crescere la città. Ci sono stati momenti di incomprensione, ma tutto è alle spalle. Non ho fatto inciuci. Quello che mi ha fatto più male sono gli attacchi personali, non tanto a me, ma alle persone a me vicine». Alla fine il rospo è diventato un principe. Azzurro.
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