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Olbia, Pittulongu nel caos: scompaiono i parcheggi

di Luca Rojch
Olbia, Pittulongu nel caos: scompaiono i parcheggi

Il proprietario dei terreni chiude le vie di accesso con blocchi di cemento. Giovannelli: c’è già la soluzione. Careddu: un progetto per tutelare l’area

12 aprile 2012
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OLBIA. Boxer, infradito e asciugamano, in fila per prendere l'autobus per Pittulongu. La spiaggia simbolo della città è vietata alle auto. O meglio è più o meno impossibile trovare un parcheggio. L'area di sosta naif che per anni è stata utilizzata dai cittadini non è del Comune, ma di un privato.

Con scrupolo e rispetto della legge ha chiuso l'ingresso al suo terreno con dei blocchi di cemento. Tutto in regola. In realtà ha solo obbedito alla norma che impone al proprietario di un fondo di mantenerlo sicuro. Se qualcuno si facesse male all’interno del suo terreno, se scoppiasse un incendio, o venissero abbandonati rifiuti, a rispondere sarebbe il proprietario. Impossibile pensare che chi possiede il terreno si prenda questo rischio. Fino a oggi il Comune è riuscito a convincere la famiglia che ha l'area a mantenere i varchi aperti. Ma era inevitabile che si arrivasse alla scelta di rispettare la legge.

Il sindaco Gianni Giovannelli scruta il cielo e spera che il cattivo tempo duri a lungo. Lui ha tra le mani la madre di tutti gli ordigni. Se non si trova una soluzione in tempi record per tutti sarà impossibile parcheggiare la propria auto a Pittulongu. «Saremo costretti a far fermare le macchine in un altro parcheggio – spiega –. E poi trasportare le persone con i bus navetta. Ma non prendo neanche in considerazione questa ipotesi. Sono convinto che troveremo una soluzione in tempi rapidi. I proprietari hanno mostrato grande apertura e sono i primi a voler trovare una via di uscita».

Impossibile pensare di far parcheggiare le auto ai lati dell’unica strettissima strada che taglia in due lo spazio tra la spiaggia e la zona umida. Là ora c'è il divieto di sosta e fermata. «Abbiamo già aperto un tavolo tecnico per trovare una soluzione – continua Giovannelli –. L’accordo per l’immediato presente con la proprietà è stato trovato. Ma serve una soluzione tecnica che studiano gli uffici». Perché è difficile pensare che uno stagno, anche se prosciugato, possa essere trasformato in parcheggio. «Il privato aveva presentato un progetto – conclude Giovannelli – per creare delle strutture di servizio funzionali a chi va al mare. Ma l'iter era stato bloccato dalla Regione. Ora una parte di quel progetto potrebbe essere attualizzata. Ma dobbiamo ancora discutere». A segnalare il caso l'assessore alla Sicurezza Ivana Russu. «Un solo giorno di sole è bastato per far scoppiare il caos – racconta –. In spiaggia sono arrivate decine di auto, e in pochi minuti i parcheggi sono finiti». Al tavolo hanno partecipato l’assessore all’Ambiente Giovanna Spano e quello all’Urbanistica Carlo Careddu. «Lavoriamo su due livelli diversi – spiega Careddu –. Per l'immediato gli uffici studiano una soluzione che ci consenta di utilizzare i parcheggi. L’accordo con il privato è stato raggiunto. Ma c’è da prospettare anche una soluzione di più ampio respiro che riguarda il futuro. C’è un progetto del privato che deve essere considerato. È chiaro che qualsiasi tipo di iniziativa, anche per creare strutture funzionali alla spiaggia, dovrà essere compatibile con il rispetto di un ecosistema molto delicato. Abbiamo dato vita a uno studio portato avanti da professionisti che ci diranno cosa si potrà realizzare. Non pensiamo di creare una riserva indiana. Al contrario nel nostro progetto di valorizzazione mettiamo l'uomo al centro. Nessuno si preoccupi, prima che inizi la stagione avremo trovato la soluzione per rendere di nuovo fruibile l'area». L’amministrazione paga il prezzo della furia cementizia di decenni di mattone selvaggio che ha spinto a costruire case e villette ovunque, ma nessuno ha mai avuto un’idea rivoluzionaria. Fare una piazza o i parcheggi in una località che ha la presunzione di chiamarsi turistica.

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