La Nuova Sardegna

Olbia

Cappellacci a Napolitano: «Intervenga sulla vertenza entrate»

Cappellacci a Napolitano: «Intervenga sulla vertenza entrate»

La vertenza entrate e il patto di stabilità sono al centro di un documento che il presidente della Regione Ugo Cappellacci ha consegnato al capo dello Stato Giorgio Napolitano in occasione dell’inaugurazione del museo garibaldino a Caprera  - FOTO

03 luglio 2012
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CAGLIARI. «Pur in presenza di un quadro normativo di riferimento ormai definito e nonostante i termini concordati per individuare le soluzioni siano ampiamente scaduti, ancora una volta il Governo ’tradiscè la Sardegna». Con queste parole, affidate a un documento, il governatore sardo, Ugo Cappellacci, ha chiesto al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, un intervento che consenta di evitare «l’inasprimento del contenzioso per le vie giurisdizionali». Cappellacci ha ricordato al Capo dello Stato la sua visita nell’Isola a febbraio, il suo intervento per avviare il nuovo dialogo con il Governo Monti e l’inizio del confronto sulla ’vertenza Sardegnà, che comprende anche la questione delle entrate compartecipate (circa 1,5 miliardi di euro), spettanti all’Isola per effetto dello Statuto sardo. Il governatore ha parlato anche della «brusca battuta d’arresto nel confronto tra Governo e Regione Sardegna» e la conseguente messa in mora dello Stato, «un atto estremo - ha spiegato Cappellacci - che sottolinea la gravità dello scontro in atto e che in questi termini è destinato solo ad acuirsi», perchè «abbiamo la brutta impressione che su questi temi lo Stato stia praticando una sorta di secessione abbandonando la Sardegna a se stessa». Partendo dall’assunto che «i nodi storici e le cause strutturali che non assicurano ai sardi parità di condizioni rispetto al resto del Paese, continuano ad ostacolare lo sviluppo dell’Isola», Cappellacci ha confermato che «la Sardegna non intende sottrarsi agli obblighi di solidarietà e di risanamento dei conti pubblici, ma non si possono però chiedere alla nostra Regione sacrifici di gran lunga superiori a quelli richiesti alle altre, negandoci in tal modo la possibilità di realizzare proprio quegli indispensabili e urgenti interventi di contrasto della grave crisi e di rilancio delle opportunità di crescita e sviluppo»

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