La Nuova Sardegna

Olbia

Armamento Sardo, marittimi a rischio

di Luca Rojch
Armamento Sardo, marittimi a rischio

I sindacati trattano con l’armatore Nieddu e le compagnie portuali sulla mobilità e la cassa integrazione per i lavoratori

03 gennaio 2013
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OLBIA. Il porto industriale come una distesa immobile, come un pianeta abbandonato. Le gru spente sono il simbolo della crisi di uno scalo in cui sono rimasti solo i cargo della Moby. Il primo giorno senza l’unico concorrente, l’Armamento Sardo, i traghetti che fanno parte della galassia Nieddu trasporti, le banchine di Cocciani sembrano ancora più deserte. Le navi che uniscono Olbia alla Marina di Carrara si sono fermate. Troppo esosa la gestione della linea. Solo il costo del carburante per far andare e tornare un traghetto è intorno ai 30 mila euro. Impossibile pensare di proseguire con un’economia ferma di un’isola che non produce più e riesce a esportare solo sabbia e granito, merci poco pregiate con tanto peso e poco valore aggiunto. Anche Armamento Sardo ha scelto per ora di fermare le macchine. E gli effetti sui due scali, Olbia e Marina di Carrara, si fanno già sentire. I sindacati sono già scesi in campo per cercare di trovare una soluzione. «A Carrara il personale imbarcato sui due traghetti di Armamento sardo si sono riuniti in assemblea con i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil – spiega il segretario provinciale della Filt Cigl Franco Monaco –. Dall’incontro con un rappresentante della compagnia si è arrivati a un primo risultato. Per tutto gennaio il personale resterà in servizio sui traghetti. Sono più o meno 80 le persone imbarcate, a queste si deve aggiungere il personale di terra, 2 a Olbia e 7 a Marina di Carrara. Per tutti abbiamo aperto un tavolo di trattativa per mettere in moto gli ammortizzatori sociali. Speriamo di poter applicare le procedure di mobilità. Per chi lavora a terra non ci dovrebbero essere difficoltà, per gli imbarcati la situazione è più complessa perché non esistono precedenti, a parte la vertenza Tirrenia». Ma c’è un altro capitolo che riguarda anche le compagnie portuali di Olbia e Carrara. Con la riduzione dei traffici anche il personale in banchina potrebbe subire un ridimensionamento. «Anche in questo caso siamo pronti a intervenire – continua Monaco –, pensiamo di utilizzare la cassa integrazione per una ventina di dipendenti in Gallura e altrettanti a Carrara. Non ci sono state fino a ora comunicazioni ufficiali, ma siamo disponibili a qualsiasi dialogo». Monaco non nasconde la preoccupazione per la situazione del porto. «Fino a ora eravamo convinti che almeno l’Isola Bianca e Cocciani fossero rimasti indenni dal disastro economico che ha travolto la Sardegna e ha colpito in modo durissimo il settore dei trasporti – conclude Monaco –. Dobbiamo registrare questa ulteriore vertenza che mette ancora più in crisi l’isola». L’addio di Armamento Sardo e l’avvio di una sorta di monopolio impoverisce in modo ulteriore il pianeta dei trasporti in Sardegna. «La politica deve dare risposte immediate – dice Monaco – prima che il sistema collassi». Ma anche il traffico passeggeri è in crisi nera, con il taglio della maggior parte delle linee. Le sorelle dei mari in pochi anni sono fuggite dal nord Sardegna. All’Isola Bianca ora ci sono solo la Moby e la Tirrenia. Tutte e due fanno parte dell’impero galleggiante dell’armatore Vincenzo Onorato. Il calcolo del numero delle corse all’Isola Bianca è semplice. La Moby ha una linea per Livorno, e in estate ne aggiungerà una seconda per Genova. La Tirrenia ha la tratta quotidiana per Civitavecchia e una trisettimanale per Genova, che in estate diventerà giornaliera. Per ora solo la Grandi navi veloci si è affacciata sull’Isola Bianca e ha promesso che nei mesi caldi ci sarà anche un suo traghetto sulla Olbia-Genova. La Flotta sarda è affondata. Dimonios e Scintu non sono riuscite nel miracolo. La Regione è riuscita a limitare appena il caro biglietti, ma alla fine la compagnia di trasporto autarchica è rimasta fagocitata dallo stesso sistema che ha cercato di contrastare. I costi travolgevano i magrissimi ricavi.

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