La Nuova Sardegna

Olbia

Donare gli organi, 60 anni di progressi che danno speranza

di Serena Lullia
Donare gli organi, 60 anni di progressi che danno speranza

Il convegno dell’associazione guidata da Nicola Falchi In cattedra esperti della medicina dei trapianti e pazienti

11 maggio 2013
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OLBIA. Una corsa lunga oltre 60 anni in cui la medicina ha fatto passi da gigante. La scienza dei trapianti ha corso più veloce di tutti e ha dato una speranza a tanti malati. Ma la lista di chi aspetta un organo è ancora infinita. 6470 i pazienti in attesa di un rene. 1729 di fegato. 727 di cuore. Per questo la cultura della donazione diventa fondamentale. A prendere per mano gli studenti del tecnico Panedda in un viaggio virtuale nella medicina dei trapianti e nei suoi progressi c’è uno dei massimi esperti, Francesco Logias, direttore dell’unità operativa di Nefrologia e dialisi della Asl di Nuoro. Il medico ricorda il primo trapianto di rene del 1950, con una sopravvivenza del paziente di soli 6 mesi, poi la scoperta rivoluzionaria degli immunosoppressori. «Esistono patologie che fanno ammalare i reni e li rendono insufficienti – spiega Logias –. Fortunatamente abbiamo la dialisi che permette di sopravvivere a lungo, ma si vive attaccati a una macchina. Il trapianto è la vera terapia. I pazienti trapiantati di rene hanno una percentuale di reinserimento nella vita sociale del 91,7. Fra le regioni che donano di più in Italia c'è la Toscana. La Sardegna è nella media, ma la cultura del trapianto deve crescere. Soprattutto quello fra viventi». Con il medico anche i protagonisti. Non si sentono eroi. Ma nel loro gesto c’è coraggio e forza. Il coraggio dell'amore. La forza dell’altruismo. Tore Derosas ha donato un rene alla moglie nel 2004. Giovanna Pintus ha regalato una seconda vita alla sorella Valentina donandole il midollo osseo. Sandro Porcu, 39 anni, nel 2012 è stato trapiantato di rene e pancreas e ha detto addio alla dialisi dopo 4 mesi. Storie di vita vera, capaci con la loro forza di far riflettere anche i più giovani. Sono loro i testimoni della giornata di sensibilizzazione realizzata nella scuola dall’associazione “Donare donarsi”. Il gruppo guidato dal presidente Nicola Falchi, nato per promuovere la cultura del dono, arriva in città con la collaborazione di Comune, Provincia, del dirigente scolastico Gianni Muzzu e in sinergia con l’Aido olbiese. Uno solo l’obiettivo, riflettere sulla donazione affrontando l’argomento dal punto di vista scientifico e umano. Ricevere un organo è un po’ come vincere la lotteria in cui il primo premio è la vita. Quando a donare è una persona morta scatta un protocollo ben preciso nei reparti di rianimazione autorizzati, come spiega Franco Pala, direttore dell'unità operativa di Anestesia e rianimazione della Asl di Olbia. «In 7 anni ci sono state 18 donazioni, una media elevata rispetto alla popolazione – dice Pala – . Scatta una procedura complessa. Si verifica se la persona ha manifestato una volontà sulla donazione. In caso contrario si parla con i familiari, un momento delicato in cui devono prendere una decisione che potrà cambiare per sempre la vita di altre persone».

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