La Nuova Sardegna

Olbia

La battaglia contro la violenza di genere

La battaglia contro la violenza di genere

Il Centro Prospettiva donna in prima linea. Con l’ordine di protezione uno strumento in più a sostegno delle vittime

09 giugno 2013
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OLBIA. I casi di violenza sulle donne in Provincia continuano ad essere numerosi, rispecchiando purtroppo nei numeri quelle che sono le tristi statistiche in campo nazionale. Prosegue dunque la battaglia del Centro antiviolenza Prospettiva donna, in prima fila in difesa delle vittime della violenza, prevalentemente domestica, con un centro d’ascolto e la casa protetta. Il Centro oltre ad accogliere la donna in pericolo e sostenerla psicologicamente con un percorso mirato ad affrancarla dalla violenza subita, la sostiene anche legalmente nella richieste e domande per una efficace e tempestiva tutela giuridica.

«In questi anni – sottolinea Patrizia Desole, presidente del Centro antiviolenza – , abbiamo sviluppato un' importante esperienza nella gestione e utilizzo di quei pochi strumenti che la legge Italiana fornisce, ma comunque efficaci, quali per esempio la costituzione di parte civile da parte dell'Associazione in alcuni processi e l'ordine di protezione, che assicura davvero la protezione concreta della donna vittima di violenza e dei propri figli, testimoni indifesi della violenza domestica»

L'ordine di protezione non è una misura detentiva carceraria ma obbliga il maltrattante a cessare il comportamento violento, ad allontanarsi per un certo tempo dalla vittima e dai luoghi da lei frequentati, e quindi anche dalla casa coniugale. Inoltre, prevede, che la persona violenta durante questo periodo paghi un assegno di mantenimento per moglie e i figli.

«Purtroppo nonostante il provvedimento sia stato approvato da più di 12 anni – continua la Desole – rimane ancora quasi inapplicato. Spesso vi è difficoltà a trovare riscontro nelle aule di tribunale. Per quanto riguarda noi, i legali del Centro( Claudia Satta, Delia Serra, Maria Paola Oggiano, Ivano Iai,) hanno avuto modo di utilizzare questo strumento trovando un sostegno da parte dei giudici del tribunale di Tempio e di Olbia, con l'accoglimento delle proprie domande di protezione».

Il Centro segnala, ad esempio, come ultimo caso, quello di una giovane donna con un vissuto tragico di maltrattamenti in famiglia, a cui assisteva anche il figlio minore. Come conseguenza delle gravi lesioni subite, a parte quelli psicologici, sono rimasti dei segni indelebili e visibili. La donna ha trovato il coraggio di liberarsi dalle vessazioni, subite per più di 15 anni, e di affidarsi alle cure delle operatrici di Prospettiva Donna.

«L'avvocata Claudia Satta – racconta la presidente del Centro – , valutato il caso ad alto rischio, ha subito provveduto a presentare al Presidente del Tribunale , Gemma Cucca, un ordine di protezione di sei mesi in sede civile che ha trovato totale accoglimento, in quanto vi erano tutte le prove della violenza subita. Al padre del minore è stato, comunque, garantito il diritto di vedere il figlio minore secondo modalità protette. Va rimarcato il fatto che spesso, i maltrattanti non sono uomini con patologie ma portatori di una cultura maschilista acquisita all'interno della famiglia e confermata dalla società. E' quindi necessario oltre alle misure repressive , un percorso serio di consapevolezza della violenza esercitata, delle conseguenze sui figli , di un cambiamento di cultura di accettazione dell'altro sesso».

Diventa chiaramente di importanza fondamentale il fatto che queste misure siano applicate su tutto il territorio italiano, affinché i Centri Antiviolenza , i legali, le vittime , abbiano un ulteriore strumento efficace e immediato di protezione nel momento in cui la donna lascia la casa protetta del Centro. «Così l'ordine di protezione – conclude la Desole – assume anche una funzione generale di prevenzione e sensibilizzazione e controllo del maltrattante».

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