La Nuova Sardegna

Olbia

Commercio, una serrata inarrestabile

di Luca Rojch
Commercio, una serrata inarrestabile

L’allarme della Cisl: «Chiude anche Benetton, a casa gli otto dipendenti». Confcommercio: «Attività in profondo affanno»

04 agosto 2013
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OLBIA. L’ecatombe silenziosa spegne una dopo l’altra le insegne. Cancella il tessuto imprenditoriale, desertifica le città. Il commercio collassa. Una dopo l’altra le saracinesche si abbassano per sempre. Nascoste dalle luci scintillanti delle vetrine accanto, dalla naturale allergia dell’imprenditore a dire che le cose vanno male, troppo male per continuare a sorridere a vuoto da dietro un registratore di cassa che non suona più.

E ad arrendersi non sono solo i piccoli, le attività che si reggono su un’economia di sopravvivenza, ma anche i grandi gruppi, che decidono smontare le insegne e andare via. La denuncia arriva dai sindacati. «L’ultimo caso è la scelta di Benetton di chiudere il suo punto vendita e mandare a casa gli otto dipendenti tutti assunti a tempo indeterminato – accusa Alberto Farina, segretario aggiunto della Cisl Gallura –. L’attività entro il 31 agosto abbasserà la saracinesca. Non c’è nessuna possibilità di far ritornare indietro la società che da diversi mesi gestisce in modo diretto il punto vendita. Benetton ha deciso di cancellare 24 negozi in tutta Italia. Uno a Olbia. Ora lottiamo per garantire che i dipendenti abbiano almeno la mobilità. Martedì avremo un primo incontro con l’azienda. Certo mi preoccupa che una attività tanto importante nel cuore della città chiuda dopo appena due anni. Altri otto posti di lavoro scompaiono quasi nel silenzio. Il settore è in fortissima crisi e anche i grandi gruppi arretrano. Ed è ancora più preoccupante che questo accada in estate, quando la stagione turistica è in corso e le imprese dovrebbero fare cassa».

I commercianti in città continuano a vivere gli effetti negativi della grande crisi. «Soffriamo – dice il presidente del consorzio Centrocittà, Gino Piro –. È vero che in estate e soprattutto di sera il centro è ritornato a essere il cuore della città, credo anche grazie alle nostre iniziative, ma restano tutte le difficoltà. Gli affari sono in picchiata e soffriamo molto nei mesi invernali. È difficile restare aperti e lavorare con queste condizioni. Non vogliamo lamentarci, anche perché qualche timido si vede, ma siamo lontani dal vedere la ripresa». E basta fare un giro per il centro per capire quanto profonda sia la crisi del commercio.

«I dati della crisi si fanno in poche centinaia di metri di passeggiata – spiega il presidente di Confcommercio Gallura Italo Fara –. In corso Umberto dal passaggio a livello a via Pala ci sono 12 insegne spente, attività che hanno smesso di funzionare in questi mesi. In piazza regina Margherita il 50 per cento delle saracinesche resta abbassata. Ma nessuno pensi che la crisi tocchi solo il centro. Siamo alla seconda fase. Dopo la chiusura delle attività nel cuore della città si è passati a vedere spegnersi anche le insegne di chi ha scelto di andare nei centri commerciali. Chiudono anche i punti vendita dei grandi gruppi. Da analizzare è il fenomeno dei piccoli negozi, delle microattività che sempre più stranieri aprono in città. Negozi che si basano più su una sorta di attività di associazionismo, quasi di volontariato. Costi azzerati e incassi che si rivelano sufficienti ad affrontare questo periodo complicato per la nostra economia, ma non sono la soluzione per una ripresa delle attività».

@LucaRojch

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