La Nuova Sardegna

Olbia

Porto turistico, presentato il progetto

di Serena Lullia
Porto turistico, presentato il progetto

A Porto Pozzo la marina avrà forma circolare, 800 posti barca, sarà realizzata dai privati ma con una gestione pubblica

05 ottobre 2013
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INVIATO A PORTO POZZO. Per il momento si assicura il premio per l’originalità. Il nuovo porto turistico della frazione, pensato dai privati ma gestito dal Comune, è stato progettato con una stravagante forma circolare. Dovrà ospitare fra gli 800 e 1000 yacht. Oggi nello stesso specchio di mare galleggiano già un migliaio di imbarcazioni, ma nei tradizionali pontili. Il Comune mostra alla comunità di Porto Pozzo la bozza del piano di investimenti che cambierà il volto e il futuro del borgo marinaro. Oltre 150 persone hanno risposto all’invito del sindaco Stefano Pisciottu e della sua maggioranza. Il tema del porto è molto sentito nella frazione. Un’opera su cui per 30 anni le amministrazioni hanno costruito campagne e promesse elettorali.

Accordo di programma pubblico-privato. La marina turistica nel fiordo della “Baia di Ulisse” è solo un elemento di un più ampio progetto strategico che il Comune intende sottoscrivere con i privati. La proposta del nuovo consorzio Marina di Porto Pozzo prevede, oltre al porto turistico da 10 milioni di euro, la creazione di un hotel, ville mono e bifamiliari, un’area commerciale, più un campo da golf a 18 buche nella frazione di San Pasquale.

Porto pubblico. «Da anni si parla di valorizzare la natura turistica di Porto Pozzo a partire dalla marina – spiega il sindaco Pisciottu –. Servono grosse risorse finanziarie che nè in passato e ancora meno oggi è possibile reperire. Ecco perché abbiamo pensato a una ipotesi di sviluppo di Porto Pozzo e San Pasquale attraverso un accordo di programma con dei privati. Loro si impegnano a realizzare il porto turistico con strutture galleggianti leggere, fissate al fondo con dei pali e non con corpi morti in modo da assecondare maree e correnti. E a cederlo al Comune che lo gestirà attraverso la municipalizzata Silene. Questo ci permetterà di avere nel territorio di Santa Teresa un grande sistema portuale con una fetta importante dislocata a Porto Pozzo, in cui ospitare anche quegli yacht oltre i 25 metri che oggi non trovano posto».

Senza condivisione salta l’accordo. Pisciottu è chiaro su un punto. «Non intendo portare avanti un progetto su cui non ci sia la più larga condivisione della comunità. Se si condividono gli obiettivi di sviluppo che come amministrazione crediamo siano contenuti in questo progetto, bene. Altrimenti da valore aggiunto diventerebbe un eterno motivo di scontro. E questo non lo voglio».

I metri cubi sul porto e il campo da golf a San Pasquale. La società che realizzerà il porto turistico di Porto Pozzo è proprietaria di alcuni terreni che guardano il fiordo. Su quelle aree il Puc del 2000 ha assegnato 33 mila potenziali metri cubi. Che con l’accordo di programma aumenterebbero, passando a 39 mila. Volumi da trasformare nella parte bassa in un hotel a 5 stelle (22 mila metri cubi circa), a monte del porto in residenziale (9 mila metri cubi). Previsti non complessi-alveari ma ville mono e bifamiliari.

Su San Paquale la società Holiday freedom è già proprietaria di alcuni terreni su cui intende realizzare un campo da golf da 18 buche con annessi interventi per migliorare la viabilità e l’arredo urbano della frazione.

La posizione politica. «Questo piano strategico nasce per iniziativa dell’amministrazione e non ci sono interessi diversi dietro che non siano dettati dalla volontà di dare una opportunità di sviluppo al nostro territorio – commenta il primo cittadino –. Certo che non esistono interventi a impatto zero. Certo che opere di questo tipo hanno un costo enorme in termine di sacrificio di porzioni del territorio. Ma riteniamo che i benefici che ne deriverebbero sarebbero di gran lunga superiori. Rivendico il diritto , a nome della comunità teresina, di fare le scelte che riteniamo più opportune. Correndo anche il rischio di sbagliare. Ma quel diritto spetta a noi e come comunità intendiamo assumercene la responsabilità».

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