La Nuova Sardegna

Olbia

Case, un’emergenza per 500 famiglie

di Serena Lullia
Case, un’emergenza per 500 famiglie

Ma ci sono anche decine di persone che temono di rientrare nelle abitazioni sui fiumi. Spano: spostiamoli in zone più sicure

16 dicembre 2013
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OLBIA. Centinaia di persone da un mese inseguono la normalità spazzata via dall’alluvione. Cleopatra, a molti di loro, ha portato via anche gesti semplici, sicurezze della vita quotidiana. Come girare la chiave del portone di casa e farsi abbracciare dal calore della propria abitazione. La casa resta ancora in cima alla lista delle emergenze. Sono 3mila 790 le abitazioni al piano terra colpite dall’alluvione. Di queste 3mila e 100 a uso residenziale. Per oltre 500 sono state firmate le ordinanze di sgombero. Alcuni edifici, una volta ristrutturati, potranno essere nuovamente occupati. Per altri la potenza delle acque è stata troppo violenta. Non saranno più agibili. Ma nei numeri dell’emergenza casa va inserito anche chi ha paura di ritornare nella propria abitazione, magari costruita a due passi dai canali. Nell’ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale, c’è un punto dedicato proprio alla casa. Una proposta nata durante la discussione in aula e arrivata dal deputato del Pd, Gian Piero Scanu. «Serve un intervento d’urgenza – dice Scanu –. D’intesa, la Regione e l’istituto Area devono acquisire uno stock di abitazioni tra le tante invendute che sono sul mercato, per metterle a disposizione di coloro che non solo abbiano perso la propria abitazione, ma volessero rinunciare a vivere in zone a rischio».

L’alluvione del 18 novembre ha sbriciolato ponti, case, ma anche certezze. Come quella che alla politica urbanistica un po’troppo disinvolta del passato non sarebbe mai stato presentato il conto. «Negli anni Ottanta, quando negli uffici comunali arrivarono migliaia di pratiche di condono edilizio non c’era la maturità urbanistica e l’attenzione che c’è oggi – è stato l’intervento del presidente della commissione Urbanistica, Giorgio Spano –. Nessuno vuole spostare le case o cacciare le persone dalle loro abitazioni. Ma se ci fosse la possibilità, attraverso una adeguata perequazione, sono certo che molte famiglie per prime si sposterebbero in zone più sicure. Non possiamo dire a questa gente , lì siete e lì rimarrete. Da troppo tempo non si parla di edilizia agevolata. È arrivato il momento di rimettere quel tema sul tavolo della discussione».

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