La Nuova Sardegna

Olbia

Sindaci contro il patto di stabilità

Sindaci contro il patto di stabilità

Ragnedda: «Il Governo mostri di tenere più alle persone che ai vincoli di bilancio»

16 dicembre 2013
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OLBIA. Due sindaci, due comuni piegati dall’alluvione, una sola voce. Gianni Giovannelli e il sindaco di Arzachena, Alberto Ragnedda, chiedono che il governo mantenga l’impegno di liberare i due comuni dalle catene del patto di stabilità. All’indomani della tragedia, sotto i riflettori dei media nazionali e internazionali, il presidente del Consiglio, Enrico Letta, promise di spezzare il vincolo. Una richiesta ribadita all’unanimità dal Consiglio comunale olbiese e condivisa dal sindaco Ragnedda. «Il governo mantenga quella promessa – dichiara il primo cittadino di Arzachena –. Una deroga al patto di stabilità consentirebbe di avviare e terminare la ricostruzione in autonomia, senza necessità di finanziamenti statali. Ci permetterebbe di dare conforto e risposte ai nostri concittadini in tempi rapidi e certi. Significherebbe che anche per le istituzioni, così come per i sindaci, le persone valgono più dei vincoli di bilancio». Cleopatra ha portato lutto e distruzione ad Arzachena. Molte aziende sono state spazzate via dalla furia delle acque, la circonvallazione che porta alla zona artigianale è chiusa da un mese. «Nella riunione di Tramatza, alla presenza del prefetto Franco Gabrielli e del governatore Cappellacci, formulai la mia proposta: consentire ai comuni virtuosi, che possiedono un avanzo di amministrazione, di usare i loro soldi per la ricostruzione. Ciò consentirebbe di destinare le risorse dello Stato e della Regione esclusivamente ai Comuni che non hanno autonomia finanziaria». Ragnedda non risparmia schiaffi alla politica dei ragionieri. «L’atteggiamento di chi non ci consente di spendere quei soldi in nome del patto di stabilità – conclude il sindaco – spezza di fatto un altro patto. Quello tra Stato e cittadini, che è alla base del corretto funzionamento delle istituzioni. Il popolo, di cui facciamo parte anche noi sindaci, non capisce il perché di questa rigidità in momenti storici come questo. E il malcontento verso le istituzione rischia di diventare collera». (se.lu.)

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