La Nuova Sardegna

Olbia

Albanesi uccisi a Olbia, confermato l’ergastolo per Nino Cherchi

Albanesi uccisi a Olbia, confermato l’ergastolo per Nino Cherchi

Nel 2010 sparò ai due inquilini in ritardo con l’affitto di casa. La sentenza è diventata definitiva e l’uomo, ex primula rossa del banditismo sardo, poi graziato da Pertini, è tornato in carcere

18 dicembre 2013
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OLBIA. È diventata esecutiva la sentenza per Nino Cherchi, di 72 anni, di Orune, ex primula rossa del banditismo sardo, che è stato condannato all'ergastolo, anche in Cassazione, per l'omicidio di due albanesi avvenuto nell'aprile 2010 a Olbia. L'uomo questa mattina è finito in carcere su disposizione del Tribunale di Tempio Pausania. I carabinieri del Comando Provinciale di Sassari hanno eseguito l'ordine giudiziario anche se, a causa di un malore, è stato prima accompagnato in ospedale per accertamenti. Aveva sparato contro i suoi inquilini perché erano in ritardo con il pagamento dell'affitto. La Cassazione ha confermato la massima pena per Cherchi ritenuto responsabile dell'assassinio di Gazmen Peca e Kasem Memaj, e del ferimento della compagna di una delle vittime. A Roma i giudici della Prima Sezione della Corte non hanno accolto il ricorso presentato dal difensore di Cherchi, confermando la sentenza d'appello, del dicembre dello scorso anno, e quella di primo grado del Tribunale di Sassari emessa nell'aprile 2011. L'uomo, graziato dal presidente della Repubblica Sandro Pertini per precedenti giudiziari, secondo quanto emerso durante il processo aveva sparato contro i suoi inquilini perché in ritardo nel pagamento della pigione.

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