Due asinelle compagne di classe all’Ipaa

Il progetto di onoterapia promosso dall’istituto olbiese in collaborazione con l’associazione «Asini si nasce... e io lo nakkui»
OLBIA. I compagni di classe sono due asinelle pronte a lasciarsi coccolare. I ragazzi impugnano una spazzola e pettinano il soffice manto, prendono un metro e misurano altezza e circonferenza della pancia. Poi con cura le convincono a passeggiare e fare lo slalom tra coni e cerchi sistemati sull’erba. È l’onoterapia, una pet teraphy molto diffusa e apprezzata, che punta al miglioramento della qualità di vita di bambini, di diversamente abili, di chi soffre di disturbi di relazione. Una attività di tipo educativo- ricreativo che si basa appunto sull’utilizzo degli asini. Un percorso innovativo che ha appena coinvolto diversi studenti dell’Ipaa, l’istituto agrario di Olbia.
Il progetto. A proporre questa attività è stato il docente Carlo Bruno. Il preside Gianluca Corda lo ha subito sposato. Così è stato contattato Alberto Secchi, presidente dell’associazione «Asini si nasce…e io lo nakkui», che si occupa della tutela, della valorizzazione e della promozione dei nuovi utilizzi dell’asino. Un progetto che non può prescindere dalla presenza di una figura professionale: per questo è arrivata la psicologa Antonella Ronco. Nei panni di co-terapeute due asinelle di razza sarda, madre e figlia, entrambe in piena gravidanza. I destinatari invece alcuni studenti dell’Ipaa- Amsicora, divisi in due gruppi e ben contenti di scoprire i segreti di un mondo del tutto nuovo.
L’animale perfetto. «Perché lavoriamo con gli asini? Perché hanno caratteristiche comportamentali ideali. Hanno un’indole calma e non sono impulsivi. Tendenzialmente si prestano ad attività con soggetti che soffrono di problemi di relazione – spiega sicura la psicologa Antonella Ronco -. Comunque la scelta dell’asino è fondamentale. Non tutti vanno bene. Gli animali che utilizziamo sono educati a sostenere questo tipo di attività».
Il tutto nel pieno rispetto dell’asino. «Non c’è bisogno di maltrattarli, come si è sempre fatto nella storia – conferma Alberto Secchi -. L’asino si educa con metodi dolci. Si cambia così la concezione di questo animale».