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Olbia, salvati dal ponte demolito ma tagliati fuori dalla città

Dario Budroni
Il ponte abbattuto in via Vittorio Veneto
Il ponte abbattuto in via Vittorio Veneto

L’abbattimento deciso dal Comune ha evitato che il rio Siligheddu esondasse. Ma dal passaggio del ciclone il quartiere Isticcadeddu è isolato e i negozi in crisi

23 ottobre 2015
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OLBIA. La situazione è snervante. E per capirla basta mettersi nei panni di un cittadino che abita nella zona ovest di Isticcadeddu, il quartiere alla periferia della città ferito dal ciclone Mediterraneo. Per raggiungere la sponda opposta del rio Siligheddu, e quindi il resto della città, non può fare altro che montare in macchina e, passando per la circonvallazione, percorrere un qualcosa come cinque chilometri e mezzo. È l’effetto della scomparsa del ponte-tappo tra via Vittorio Veneto e la strada statale 127, demolito dal Comune durante l’alluvione del primo ottobre. Ma adesso che quel pericoloso ponte non c’è più, il quartiere di Isticcadeddu e le zone limitrofe devono fare i conti con una montagna di disagi. I cittadini più penalizzati sono gli anziani e chi non ha una macchina. Ma a lanciare un preoccupante grido d’allarme sono i commercianti: da quando il ponte è stato abbattuto il traffico è diminuito e le loro casse si sono svuotate. Tutti chiedono che la nuova struttura venga costruita al più presto. Ma si pretendono anche soluzioni alternative e temporanee per arginare i disagi.

Est e ovest. Da queste parti ormai si parla come si faceva a Berlino prima del 1989. Per capirsi si tirano in ballo i punti cardinali: est e ovest. Perché il rio Siligheddu, senza più ponti, taglia esattamente in due Isticcadeddu. E di conseguenza allontana da Olbia sia la parte ovest del quartiere che le altre zone periferiche fino a Putzolu. Ma si registrano non pochi disagi anche nella zona est del rione e in via Vittorio Veneto.

Vicini ma lontani. La situazione la spiega bene Mario Loi. Lui vive in via Vasco da Gama, Isticcadeddu ovest, al di là del ponte che non c’è più. «Io abito a un chilometro dal mio negozio di alimentari – racconta –. Ma per andare al lavoro ora devo percorrerne sei. Abbiamo due macchine a casa, una figlia che va a scuola e che ha i suoi impegni serali. Quindi ho fatto un calcolo: in un mese, con due mezzi, percorriamo circa 1.200 chilometri in più». La famiglia di Mario Loi, però, almeno ha la fortuna di essere automunita. «E gli anziani come fanno? E chi non ha una macchina? Loro rimangono tagliati fuori – continua Loi –. Poi ci sono gli studenti che frequentano le scuole di Isticcadeddu. Prima ci andavano a piedi, ora è impossibile».

Pericolo licenziamenti. Tutte le attività commerciali, sia a est che a ovest, sono in grande difficoltà. Andrea Sanna, titolare del distributore di benzina Beyfin, che si trova all’altezza della circonvallazione, ha registrato un crollo delle entrate del 35 per cento. «Buttare giù il ponte è stato giusto, ma ora vogliamo sapere quando verrà ricostruito – spiega Sanna -. Gli automobilisti che abitano alle porte di Olbia non vengono più a fare benzina qui. Io ho cinque dipendenti e un calo di questo tipo mette paura». Lo stesso discorso lo fa Paolo Pisanu, titolare del distributore Agip di via Vittorio Veneto. «Noi ci troviamo prima del ponte abbattuto, ma i danni sono comunque tanti. Ho registrato calo del 30 per cento – spiega –. Via Vittorio Veneto è spezzata in due e il flusso delle auto è diminuito, dalla parte ovest non arriva più nessuno. Se la situazione non cambia sarò costretto a licenziare».

Rischio chiusura. Le difficoltà accomunano tutte le attività. In località Pasana, per esempio, c’è un rivenditore di materiali edili. «Se continuiamo così ci toccherà chiudere. Qui non passa più nessuno. Speriamo che facciano almeno un ponte provvisorio» dice il titolare, Mario Azara. Anche il figlio Francesco è preoccupato: «Le vendite sono calate del 40 per cento. Quelli che un tempo erano i nostri clienti adesso preferiscono rivolgersi a qualcun altro passando per vie più brevi».

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