La Nuova Sardegna

Olbia

Opere pubbliche inutilizzate, un patrimonio da salvare a Olbia

Enrico Gaviano
Il teatro Michelucci
Il teatro Michelucci

 Dal teatro Michelucci ai due mattatoi, un insieme di strutture che devono essere recuperate e rilanciate

20 marzo 2016
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OLBIA. C’è un grande patrimonio a Olbia di opere pubbliche inutilizzate, abbandonate, molte in via di deterioramento quasi irrimediabile. Il rilancio di queste opere dovrà essere necessariamente uno dei punti fermi dei programmi elettorali delle coalizioni che si apprestano a confrontarsi, nel mese di giugno, per conquistare il governo della città. L’elenco delle strutture che fanno parte del patrimonio cittadino è lungo. Un rosario di errori, di occasioni perse. Il teatro Michelucci, la splendida struttura che si affaccia sul golfo, da anni sta lì inutilizzata, monumento allo spreco di denaro pubblico. E’ costato una fortuna, e potrebbe sfamare i bisogni di spazi culturali che non mancano ovviamente anche nella città di Olbia. Spazio culturale che doveva essere anche il destino dell’ex mattatoio di via Roma. Una palazzotto ormai fatiscente, che per anni è diventato ricovero di senza tetto e di bellissimi armi di canottaggio abbandonati. Doveva diventare uno spazio espositivo, curato, dopo la sua riqualificazione dalla For you Estate. Destino in ombra anche per il nuovo mattatoio, che si trova in zona industriale. Completato e mai utilizzato. Con i bandi che continuano ad andare deserti. La speranza che lo prendesse in gestione la Generali conserve, che già produce a Olbia il tonno As do Mar, è tramontata dopo la vendita del ramo carne in scatola (la Manzotin) da parte della società di cui è amministratore delegato Vito Gulli. Un rosario di sprechi sommati dalle varie amministrazioni e che quella Giovannelli si è trovata tra capo e collo a gestire, in un momento fra l’altro difficile per la negativa contingenza economica. Un elenco che continua con il parcheggio sotterraneo di piazza Mercato, mai aperto perché servono 400mila euro per le certificazioni antincendio. Per non parlare dell’Ostello della Gioventù, inutilizzabile perché si trova nel bel mezzo di una zona che si allaga facilmente. Insomma, un sfilza lunga che però in qualche modo va ridotta drasticamente. Con un insegnamento per il futuro: non è più tempo di progettare opere costose, farsele finanziare, costruirle e poi non utilizzarle. Uno schiaffo ai bisogni di una società che non può più permettersi questi lussi.

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