La Nuova Sardegna

Olbia

Palco “imprigiona” la casa una coppia sarà risarcita 

di Giandomenico Mele
Palco “imprigiona” la casa una coppia sarà risarcita 

Il caso della festa patronale a San Pantaleo. Rigettato il ricorso del Comune Il parere: è stato leso il diritto al normale svolgimento della vita quotidiana

03 luglio 2017
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OLBIA. Il Comune dovrà risarcire i danni subìti da una coppia di San Pantaleo e dal loro figlio minore per avere consentito che, durante i festeggiamenti per il santo patrono, fosse permesso al Comitato della festa di posizionare un palco a meno di un metro dalla loro abitazione: ostacolandone l’accesso e determinando immissioni sonore a turbativa della vita domestica. Il Comune dovrà rispondere, con una successiva quantificazione del danno, anche per avere omesso, conclusa la festa, di far smontare il palco, rendendolo “base per giochi e schiamazzi”.

È quanto pronunciato dalla Corte di Cassazione a Sezioni unite con la sentenza numero 2611 dello scorso febbraio e pubblicata qualche giorno fa, che promette di provocare una vera e propria rivoluzione nella condotta dei Comuni in relazione alle più classiche feste in piazza.

Suolo pubblico. Nella fattispecie, il Comune di Olbia ha fatto del gratuito patrocinio per le più disparate feste e manifestazioni, sportive o culturali, una sorta di marchio di fabbrica. Un patrocinio che non prevedendo nella maggioranza dei casi sostegni in denaro, contempla quasi sempre la sistemazione di un palco. Ecco che entra quindi in gioco la responsabilità del Comune, per quello che accade nel suolo pubblico. L’ente che non esercita i poteri di vigilanza dopo la concessione del suolo pubblico può essere chiamato a rispondere del danno non patrimoniale, indipendentemente dalla sussistenza di un danno biologico documentato. Con la sentenza 2611/2017, quindi, le Sezioni unite civili della Corte di Cassazione hanno rigettato proprio il ricorso proposto nel 2015 dai legali del Comune di Olbia contro la sentenza con la quale la Corte d'Appello di Cagliari qualche anno prima aveva condannato l’ente per avere consentito al Comitato per i festeggiamenti di San Pantaleo di posizionare il proprio palco davanti alla porta di casa della famiglia querelante, con tutti gli annessi e connessi.

Il danno. Il Comune due anni fa aveva presentato ricorso in Cassazione, con la Suprema Corte che ha rigettato le pretese dell’amministrazione riconoscendo come il danno non patrimoniale derivante da immissioni illecite sia risarcibile indipendentemente da un danno biologico documentato (più difficile da provare e solo sulla base di complesse perizie), quando sia riferibile alla lesione del diritto al normale svolgimento della vita familiare all’interno della propria abitazione e del diritto alla piena e libera “esplicazione delle proprie abitudini di vita quotidiane”. In sostanza la Cassazione davanti a un’ipotesi di conflitto, riconosce come tali diritti costituzionalmente garantiti, la cui tutela è ulteriormente rafforzata dall’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, norma alla quale il giudice nazionale è tenuto a uniformarsi.

Gli effetti. Ora resta da capire quali potranno essere gli effetti di una simile pronuncia. Stante questo principio, qualsiasi lesione di un diritto soggettivo non patrimoniale rivendicato potrebbe portare il Comune in tribunale per rassegne, sagre e manifestazioni nei fatti non organizzate da lui, ma semplicemente sul suolo pubblico.

Lo stesso Comune di Olbia, prima del caso di San Pantaleo, aveva avuto uno scontro fatto di carte bollate con il proprietario di una terrazza lungo via Principe Umberto, davanti al Molo Brin, il quale contestava le emissioni sonore derivanti dagli spettacoli musicali da sempre ospitati nello spazio tra il Municipio e il porto di Olbia, ma a pochi metri dalle abitazioni. Un contenzioso che in quel caso si era chiuso senza danni per l’amministrazione. Intanto il Comune di Olbia con il rigetto del proprio ricorso è stato condannato a pagare 3.700 euro per le spese di giudizio. Anche se le casse dell’ente potrebbero presto dover sborsare somme ben più consistenti.

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