OLBIA. Transenne e sacchetti di sabbia. È questa la nuova frontiera edilizia della sicurezza in città. Sono loro gli argini a un’ondata di piena. Che a seconda dell’occasione possono trasformarsi in solide barriere per le auto. L’ultimo utilizzo in ordine di tempo di questa frontiera della sicurezza è in via Amba Alagi. A due passi dal sottopasso, opera da demolire secondo il Piano Mancini e anche secondo il Piano Technital. Ma ancora lì in tutta la sua bruttezza e inutilità. Facebook ha acceso i riflettori sulla pericolosità di un tratto del canale in cui passa il placido rio Gaddhuresu. Quello che travolse la zona nel novembre 2013 e sfondò il piano terra dell’hotel Mercure. L’intera area è nel degrado. Nemmeno i filtri di Photoshop potrebbero far sembrare il quartiere meno abbandonato. Prima del sottopasso, sulla sinistra, poco oltre la striscia bianca che separa lo spazio delle auto da quello per i pedoni, il cemento è stato affettato in una sezione rettangolare. Profonda. Sotto scorre il fiume. La denuncia virtuale entra in municipio. Nel giro di qualche ora compaiono le solidissime transenne. Missione compiuta secondo qualcuno. La sicurezza è stata ripristinata. In base a un sistema collaudato da tempo in via Galvani. Dove la barriera di ferro dovrebbe protegge cittadini e automobilisti.
Il sottopasso. Tutto come cinque anni fa. Quando il ciclone Cleopatra fece scoprire a Olbia tutta la sua fragilità. Il sottopasso ferroviario, famoso per allagarsi con una pioggia normale, era stato classificato opera incongrua. Ossia inutile. Un tappo al regolare flusso del fiume.Meteore. All’indomani dell’alluvione ogni olbiese ha inserito nel suo vocabolario il termine opera incongrua. Lungo l’elenco. 19 i ponti tappo destinati a essere in parte demoliti, in parte ricostruiti. Ma la memoria si sa, spesso fa i capricci. E di loro, così chiacchierati, discussi, additati come colpevoli senza assoluzione dei danni e delle morti dell’alluvione, nessuno se ne è più curato. Nemmeno il Comune. Escluso il ponte di via Veneto, e la rampa del Nespoli, abbattuti il primo nel 2015 e il secondo nel 2017, le notizie sulle opere incongrue restano congelate a un anno fa.
La black list sparita. Nel gennaio 2018 il Comune fa una doppia operazione. Decide di salvare l’abbattimento delle opere incongrue indicate dal Piano Mancini. E dà il via libera alla formulazione del Piano anti-alluvione alternativo. In contemporanea stila una black list dei ponti da abbattere nel corso dell’anno. Il sottopasso di via Amba Alagi. Gli archivi fermi al gennaio 2018 raccontano di un progetto in fase di rimodulazione per un’opera da un milione e mezzo. Il ponte di ferro di via Roma. Sono ancora gli archivi a levare la polvere dalla memoria. Bando per la progettazione esecutiva scaduto nel dicembre 2017. E poi i ponti di via D’Annunzio, via Petta e Via Vittorio Veneto, tutti annunciati con la progettazione in fase istruttoria.