La Nuova Sardegna

Olbia

Incidente stradale mortale automobilista condannato

di Tiziana Simula
Incidente stradale mortale automobilista condannato

Lo scontro frontale sulla Olbia-Tempio era costato la via a un assistente sociale  Otto mesi la pena decisa dal giudice, la vittima non aveva la cintura di sicurezza  

09 febbraio 2022
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TEMPIO. Roberto Musu era morto sul colpo dopo lo schianto con una Polo. Stava rientrando a casa a bordo della sua Ford Fiesta dopo una giornata di lavoro al dormitorio di via Canova, a Olbia. Era la sera del 25 novembre 2017. Teatro dello scontro frontale, la provinciale Olbia Tempio, a circa un chilometro dal bivio per la strada di Monte Pino. Un impatto terribile. Fatale per l’assistente sociale tempiese (aveva 39 anni). A oltre quattro anni da quella tragedia è stato condannato ieri Marco Grosso, 38 anni di Olbia. Otto mesi, pena sospesa e 10mila euro di provvisionale, la pena decisa dal giudice Marcella Pinna. Una pena inferiore a quella richiesta dal pubblico ministero Gianmarco Vargiu che aveva sollecitato una condanna a un anno e 4 mesi di reclusione ritenendo l’imputato l’unico responsabile dell’incidente mortale. Richiesta a cui si è associata l’avvocato di parte civile Cinzia Tirozzi che rappresenta i familiari della vittima e che, a sua volta, ha ricondotto tuta la responsabilità al conducente della Polo. Ma il giudice Marcella Pinna ha riconosciuto la corresponsabilità da parte della vittima. Che viaggiava senza cinture di sicurezza, come accertato dai rilievi eseguiti dai carabinieri di Tempio.

Secondo la ricostruzione della dinamica, a causare l’incidente stradale era stata un’invasione di corsia da parte della Polo. Grosso che viaggiava in direzione di Olbia, nell’affrontare una curva a destra, avrebbe scavalcato la linea continua di mezzeria invadendo la corsia opposta, andando a scontrarsi con la Ford Fiesta dell’assistente sociale che procedeva nel senso opposto di marcia. Dai rilievi era emerso che la vittima non indossava le cinture di sicurezza. Un elemento, questo, a lungo dibattuto nelle perizie di parte insieme all’ipotesi, sollevata dai difensori di Grosso, gli avvocati Giovanni Azzena e Sergio Porcu, che l’imputato potesse essere stato abbagliato dai fari dell’auto della vittima. Ieri i difensori hanno chiesto al giudice che il tribunale disponesse una perizia per valutare l’incidenza della condotta della vittima alla luce delle lesioni riportate, per capire cioè se Musu sarebbe morto lo stesso se avesse indossato le cinture di sicurezza. Richiesta rigettata.

L’incidente mortale era avvenuto intorno alle 19. Finito il suo turno di lavoro, l’assistente sociale si era messo in macchina per rientrare a casa. Quando arrivarono i soccorsi il suo cuore aveva già smesso di battere. La sua morte aveva destato grande commozione a Tempio e a Olbia, dove era molto conosciuto anche per il suo impegno sociale.

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