La Nuova Sardegna

Oristano

"Non sapevamo del pestaggio"

Elia Sanna
"Non sapevamo del pestaggio"

I familiari chiedono la verità sulla fine di Marco Pes, l'uomo morto in carcere. La vittima non voleva condividere la cella con il detenuto russo

06 maggio 2008
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ORISTANO. «Non sapevamo che Marco avesse subito un pestaggio». La famiglia di Marco Pes, il detenuto morto lo scorso primo maggio nel carcere di Oristano, non è stata informata dei colpi inferti al loro congiunto.

La direzione della casa circondariale li avrebbe infatti informati solo quando l'uomo era oramai in fin di vita nel reparto di rianimazione del San Martino. La conferma è arrivata dagli avvocati Gianfranco Siuni e Antonio Perria, che proprio oggi hanno formalizzato gli atti per la tutela della famiglia di Marco Pes presso la procura della Repubblica di Oristano. Secondo i legali, non solo non sono chiari i motivi della morte di Marco Pes, ma vi sarebbero parecchi dubbi anche sulle modalità e la tempestività dei soccorsi.

Alla base del tragico epilogo - come viene nuovamente sostenuto dai legali - potrebbe infatti esserci il pestaggio che il detenuto ha subito il 27 aprile scorso da parte del suo compagno di cella, Teimuraz Zakariashvili, 39 anni, Georgiano. L'uomo è indagato dalla magistratura per omicidio volontario. L'avviso di garanzia nei confronti dell'extracomunitario, in cella per aggressione e violazione delle norme sull'immigrazione, è partito alcuni giorni fa dal tribunale di Oristano.

L'inchiesta sulla morte di Marco Pes è condotta dal sostituto procuratore Lucio Marcantonio. L'autopsia disposta dal magistrato ha confermato, per ora, che il detenuto è morto a causa di un arresto cardiaco. Ma per capire se vi siano eventuali concause legate al pestaggio subito dall'uomo, occorrerà attendere tre mesi. Tanto tempo è necessario per avere da parte del medico legale, Roberto Demontis, i risultati degli esami istologici. Esami che sicuramente potranno dire se la morte dell'uomo, in cella per furto, è dovuta alle conseguenze di quella aggressione avvenuta nella cella lo scorso 26 aprile. «Questo lo potranno confermare o meno i nostri periti di parte sulla base degli accertamenti ma è evidente che su tutta la vicenda, che ha portato alla morte di Marco Pes, vogliamo che sia fatta chiarezza - hanno sostenuto gli avvocati Gianfranco Siuni e Antonio Perria - possiamo confermare, sulla base delle dichiarazioni dei nostri assistiti, che solo il giorno della morte i parenti hanno saputo cosa era accaduto al loro congiunto. Nessuno dal carcere li aveva informati del pestaggio, a casa sapevano solo che in quella piccola cella Marco non stava bene, e che aveva chiesto di essere trasferito proprio per la incompatibilità con l'altro detenuto».

I legali della famiglia Pes hanno dubbi sulle cause naturali del decesso. Non risulterebbe che Marco Pes soffrisse di disturbi cardiaci e si sono posti tanti interrogativi sulle modalità del soccorso. Dopo i primi accertamenti effettuati al San Martino, il detenuto è stato trasferito a Nuoro. Forse dopo quanto era accaduto sarebbe stato più prudente sottoporlo ad ulteriori analisi e tenerlo magari sotto osservazione per almeno giorno. La sera stessa invece Marco Pes è stato rinchiuso in cella. La mattina alle 7 era agonizzante. La corsa all'ospedale è stata inutile: è morto senza neppure riprendere conoscenza. Il giallo resta aperto. Le due inchieste, quella disposta dalla magistratura, e quella interna, dovranno fare luce su questo nuovo grave episodio consumato dietro le sbarre di un vecchio carcere.
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