La Nuova Sardegna

Oristano

Ucciso in casa per pochi risparmi a 86 anni

Enrico Carta
Ucciso in casa per pochi risparmi a 86 anni

Trovato dopo molte ore con mani e piedi legati e imbavagliato, morto per asfissia

24 giugno 2008
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SODDÌ. Le mani legate e anche i piedi. Come una bestia. Imbavagliato, per evitare che urlasse e richiamasse l'attenzione di qualcuno. Poi il respiro di Giuseppino Carboni (86 anni), minuto dopo minuto, si è fatto sempre più labile, sino a non sentirsi più. È morto così il pensionato che viveva in via Ghilarza e che quasi certamente, nella notte tra domenica e lunedì, è stato vittima di un tentativo di rapina finito nel modo più tragico. Forse dei balordi sono entrati nella vecchia carbonaia che lui utilizzava come casa per rubargli dei soldi. Del resto, non era la prima volta che capitava.

Sin dal primo momento infatti il campo delle ipotesi investigative è apparso abbastanza ristretto. Non una vendetta - non ce n'era motivo -. Non un litigio - era un tipo tranquillo nonostante i problemi psichici di cui aveva sofferto a lungo -. Resta in piedi solo l'ipotesi di una rapina finita nel sangue, con i ladri che una volta scoperti hanno deciso di mettere a tacere quel vecchietto diventato ormai scomodo.

Forse non volevano ucciderlo, ma l'hanno legato e imbavagliato in maniera talmente perfetta, che alla fine Giuseppino Carboni è morto, senza che nessuno si accorgesse delle sue atroci sofferenze.

Nessuno dei vicini di casa ha infatti udito movimenti sospetti o, peggio, delle urla che potessero richiamare la loro attenzione. Così il lavoro dei carabinieri della Compagnia di Ghilarza, diretti dal tenente Marco Passarelli e coordinati dal sostituto procuratore Paolo De Falco, si fa molto difficile. Per ora sono state ricostruite esattamente soltanto le ore precedenti al delitto, ma con un buco lungo quanto una notte che rende assai complicate le indagini.

Domenica, Giuseppino Carboni ha fatto un salto al bar, poi ha cenato come faceva quasi tutti i giorni a casa della sorella Maddalena (72 anni), per fare rientro nella propria abitazione verso le sette e mezzo. Nessun sospetto, nessuna paura. Soltanto una serata come tante altre alle spalle. Si è quindi rifugiato nella vecchia carbonaia di pietra.

Lunedì mattina, proprio la sorella Maddalena, non vedendolo ha dato l'allarme. Verso le nove e mezzo del mattino i carabinieri hanno aperto senza troppa fatica la porta in legno, talmente usurata dal tempo che è stato difficile persino capire se ci fossero segni di effrazione o se Giuseppino Carboni avesse aperto a chi poi l'avrebbe ucciso.

Riverso in terra, in posizione supina e sepolto da alcune coperte, c'era il corpo senza vita del pensionato. Si è capito subito che era morto, ma soltanto dopo aver liberato il cadavere dalle coperte, i carabinieri hanno potuto notare il nastro e lo spago da pacchi con il quale erano stati legati mani e piedi.

A quel punto è stato chiesto l'intervento del medico legale, il dottor Francesco Lorenzoni che quest'oggi effettuerà l'autopsia a Sassari. I segni sul cadavere sono comunque sufficientemente chiari e fanno pensare a una morte per asfissia che lo stesso medico legale ha fatto risalire alle prime ore della notte.

 A complicare ulteriormente le indagini, ci sono poi le condizioni di assoluto disordine della casa dell'ex carbonaio, invasa da cumuli di rifiuti e da attrezzi inutilizzati e vecchi. Difficile in mezzo a una simile confusione trovare tracce che possano portare con certezza verso la pista giusta. Più facile stabilire invece che il movente dell'omicidio possa essere stata una rapina finita nel peggiore dei modi. Pare infatti che Giuseppino Carboni tenesse in casa i propri risparmi, frutto della pensione e dell'indennità di accompagnamento, che gli fruttavano un migliaio di euro al mese. Non una grossa cifra certo, ma per chi come lui faceva pochissima vita sociale erano un buon gruzzolo.

E magari, come già era accaduto in passato, anche un facile bottino per qualche balordo che sapeva bene di poter entrare in azione senza troppi rischi. Qualche balordo che magari, andando via, nemmeno sapeva di aver lasciato un morto dietro di sé.

(ha collaborato Elia Sanna)

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