La Nuova Sardegna

Oristano

Cacciata da Terralba una carovana di 40 nomadi

Enrico Carta
Cacciata da Terralba una carovana di 40 nomadi

Il sindaco: «Il provvedimento è esecutivo e non è mio compito trovare un’alternativa»

01 luglio 2008
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Assi di legno. Mobili. Qualche letto. Piccoli cumuli d’immondezza. E le facce rassegnate di chi sa che il domani sarà altrove. Nell’accampamento di Terralba non c’è più spazio per la famiglia Jankovic. È il rumore delle ruspe a segnare il via all’operazione di sgombero del campo nomadi abusivo, deciso da una sentenza del tribunale e accompagnato dall’ordinanza del sindaco.

 È l’inizio della fine di un rapporto fatto più di sopportazione che di convivenza. L’altra faccia è quella decisa del sindaco Giampietro Pili che di rom o nomadi nel proprio Comune non vuol più sentire parlare. Così dopo aver dato esecuzione al provvedimento del tribunale, nei giorni scorsi ha ripetutamente chiuso ogni porta ad un possibile spostamento delle famiglie in un altro terreno.

 «È cinque anni che questa storia va avanti - spiega -. Un anno fa c’è stato l’epilogo con la firma di un accordo in prefettura che prevedeva lo sgombero dell’accampamento abusivo in cambio di una nuova area in cui alloggiare. Da allora nessuno, eccetto il sottoscritto, si è mosso. Non spetta a me trovare un’alternativa».

 Non si sa dove andranno le sei famiglie, che contano in tutto una quarantina di persone. Loro dicono che non hanno ancora trovato un luogo verso il quale dirigersi. E non sono i soli a dare questa risposta, visto che, le numerose trattative intavolate, si sono sin qui arenate. Terralba ha detto no. Ghilarza e Marrubiu pure. Il campo nomadi di Arcidano è al collasso e poi c’è il problema che si tratta di etnie differenti che mai andrebbero d’accordo. Insomma, la destinazione che oggi prenderanno gli Jankovic resta ignota.

«Ci stiamo dando da fare - afferma il prefetto Giovanni Battista Tuveri -. La soluzione ideale è quella di individuare un sito provvisorio in attesa di trovare un centro fisso tipo quello di Arcidano. Il nostro obiettivo è di garantire il decoro umano a queste persone», che il prefetto descrive come gente assolutamente pacifica e che quasi mai ha creato problemi. «Il vero problema - conclude - sono le pessime condizioni igieniche nelle quali vivono. È giusto preoccuparsi e garantire loro una sistemazione degna».

Già, ma non a Terralba. Dove il sindaco si è fatto un’opinione ben diversa di quel gruppo di nomadi che da cinque anni vivono nel suo Comune. Non si lascia impressionare dalla baracca già smontata e dalle mobilie pronte per essere trasportate altrove. «Ogni cosa che fanno - prosegue - ha un secondo fine. Stanno eliminando gli scheletri delle strutture per poter poi affermare che non ci sono le volumetrie minime e non c’è l’abusivismo. Ma io devo far rispettare la legge e non ho intenzione di essere condannato al loro posto».

Poi ecco la parolina magica: convivenza. Meglio usare il termine sopportazione. «Basta fare un giro attorno al campo - conclude Giampietro Pili - per capire cosa voglia dire avere a che fare con loro. I proprietari dei terreni confinanti hanno smesso di coltivarli, perché tanto questa gente dava fuoco a tutto. E poi vogliamo dimenticarci che nei giorni scorsi sono stato minacciato di morte se avessi fatto sgomberare l’area?».

La risposta è stata una denuncia alla procura e la ferma intenzione di andare avanti. Così stamattina due ruspe e due autocarri si presenteranno a Pauli ni casu, dove, se dovesse essere necessario, ci sarà anche tutto l’occorrente per accogliere i bambini delle famiglie.

Già, i bambini. «Sono impauriti - dicono i capifamiglia -. Tra noi ci sono anche anziani malati e il terreno sul quale abitiamo è nostro da anni. Potevano avvisarci allora che ci avrebbero mandato via. Ci avevano promesso un nuovo sito e non l’hanno fatto e poi il sindaco da queste parti non l’abbiamo mai visto».
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