La Nuova Sardegna

Oristano

La lite per un giocattolo dei bimbi e il coltello che si spezza e uccide

di Enrico Carta
La lite per un giocattolo dei bimbi e il coltello che si spezza e uccide

Cabras, Renzo Brundu ricostruisce in Corte d’assise i momenti dell’omicidio della compagna: di Katia Riva ricorda il carattere «irascibile» e le difficoltà per avere una vita familiare serena

03 luglio 2012
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CABRAS. Litigano. Lei scappa dopo che vede il marito brandire il coltello col quale poi la ucciderà. Non basta perché Renzo Brundu la raggiunge. È a questo punto che arriva la prima coltellata «involontaria», come ha raccontato ieri mattina in aula il pescatore imputato dell’omicidio della compagna Katia Riva, del quale è reo confesso.

Renzo Brundu ha raccontato di fronte alla corte d’assise di Cagliari quegli istanti drammatici dello scorso luglio in cui assassinò la moglie. Secondo la ricostruzione fatta dall’imputato, il primo fendente sarebbe quindi arrivato per caso. Katia Riva si sarebbe girata proprio mentre il compagno la inseguiva e per questo sarebbe stata colpita. Provò a scappare, ma proprio sul portone di casa fu riportata dentro.

La fine della tragedia viene ricordata con quelle successive parole. Renzo Brundu è ormai cieco di rabbia e colpisce ancora Katia Riva. Una delle altre due coltellate è talmente forte che il coltello si spezza dentro il corpo non lasciando scampo alla donna. Poi il pescatore prende il telefono e chiama la polizia.

Il racconto in aula ha un impatto fortissimo, nonostante Renzo Brundu sia riuscito a mantenere per tutta la sua deposizione una lucidità notevole. Prima di descrivere il momento in cui arriverà a compiere il delitto, il pescatore ha ripercorso i sei anni trascorsi con Katia Riva. I primi quattro li trascorsero da fidanzati, poi nel momento in cui lei rimase incinta del primo figlio decisero di andare a vivere assieme nella casa di via Regina Margherita. Ed è tra quelle mura che sarebbero iniziati i problemi. Nel suo interrogatorio, Renzo Brundu, rispondendo alle domande delle controparti ha spiegato che si sentiva sempre sotto pressione per il comportamento della compagna. Ne ha descritto il carattere irascibile, cosa che era stata già confermata anche da altri testimoni nelle precedenti udienze. Ha poi affermato che notava in lei difficoltà nel prendersi cura dei due bambini e questo accadeva anche quando li portava in passeggino.

La situazione insomma era delicata e le proposte di fare delle visite mediche che potessero attenuare questi presunti disturbi comportamentali erano solo lo spunto per altri litigi. Ogni pretesto, anzi, sembrava buono per far esplodere le liti all’interno della casa e l’ultima fu quella più assurda. Renzo Brundu ha spiegato che la discussione iniziò al risveglio per via di un giocattolo di uno dei figli che la notte prima era stato rotto dal bimbo di alcuni ospiti che erano stati in via Regina Margherita.

Fu quella discussione, futile come direbbero gli inquirenti in linguaggio tecnico, a far precipitare la situazione sino al momento in cui Renzo Brundu afferrò il coltello.

Il 16 luglio inizierà la requisitoria del pubblico ministero Rossella Spano e in un’udienza successiva seguiranno le arringhe degli avvocati di parte civile Pier Luigi Concas, Maria Irene Dore e Federico Ibba e quella dell’avvocato difensore Cristina Puddu. Prima di chiudere il dibattimento, ieri c’è stato modo di sentire altri testimoni. Sono il pediatra di famiglia, che è rimasto al di fuori delle dinamiche familiari; l’assistente sociale che ora segue i figli della coppia e ha spiegato di aver afferrato che precedentemente all’omicidio c’erano problemi di relazioni tra i due compagni di vita; infine, alcuni compagni della vita carceraria di Renzo Brundu, i quali hanno sottolineato come sia un detenuto modello, molto equilibrato e che ha preso atto di quanto sbagliato sia stato il suo gesto.

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