La Nuova Sardegna

Oristano

Dai piani di gestione dei Sic le speranze per le zone protette

di Giampaolo Meloni

Cabras, aspettative di crescita affidate in gran parte alla programmazione dell'Unione europea Le competenze regionali dovranno ora essere trasferite ai comitati di gestione locale

20 dicembre 2012
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INVIATO A CABRAS. Sono affidate in gran parte alla programmazione dell'Unione europea le aspettative di crescita delle zone protette dell'oristanese. Due i nodi da sciogliere, quello normativo e quello delle risorse. Il primo traguardo dovrà essere l'approvazione dei Piani di gestione dei Sic (siti di interesse comunitario) e delle Zps (zone di protezione speciale) che sono ora di competenza regionale ma che dovranno essere trasferite ai comitati di gestione locale dove i primi protagonisti sono i Comuni e gli organismi già destinatari di competenze in materia di tutela, protezione e valorizzazione del territorio.

Finora i Piani di gestione sono sostanzialmente privi di capacità operativa propria e autonoma, salvo mettere in campo progetti parziali, tasselli isolati nel mosaico della programmazione. Lentezze e deficit di comunicazione sono in parte significativa attribuibili alla Regione: nella prima conferenza sulla biodiversità dell'oristanese, i sindaci hanno più volte sottolineato questo disagio e hanno sollecitato maggiore coordinamento tra assessorati regionali e tra la Regione e il territorio.

Le premesse per fare qualche passo avanti ci sono. Lo ha spiegato nella stessa Conferenza Laura Santona, una dirigente dell'assessorato della Difesa dell'Ambiente. Per dare corpo alle azioni politiche ambientali, la Regione ha speso negli utlimi dieci anni circa sessanta milioni, ha favorito la nascita di 83 Sic e 39 Zps. In qualche caso sono nate anche soluzioni discutibili, come è stato a Narbolia con l'ampliamento sul mare dei perimetri del Sito per facilitare il contenimento delle cubature sviluppate dall'insediamento turistico di Is Arenas, anche se le stesse volumetrie sono state ridotte. La scelta tecnica e politica non è piaciuta tanto, neppure al sindaco di quel Comune.

L'orientamento prevalente ora riguarda comunque il futuro: si tratta di dare gambe e coropo alle Sic e alle Zps perchè i Piani di gestione diventino strumenti operativi di salvaguardia del territorio, di tutela ambientale, di sviluppo sostenibile, ossia la migliore sintesi tra il patrimonio straordinario della biodiversità e le risorse produttive locali che possono suscitare crescita sul piano economico: pesca, agricoltura, allevamento, in primo luogo. Si tratta di uno senario in larga parte affidato all'Unione europea, alle prossime decisioni sui numerosi progetti d'intervento.

«I progetti del sottoprogramma Ambiente devono essere incentrati principalmente sulla realizzazione della strategia dell’Unione sulla biodiversità fino al 2020, con particolare riguardo alla programmazione, alla gestione efficace e al consolidamento della rete Natura 2000 attraverso la realizzazione dei Paf», ha spiegato Laura Santona.

Per la promozione dello sviluppo di infrastrutture destinate alla valorizzazione e fruizione della biodiversità e degli investimenti previsti nei Pd dei siti Natura 2000, è stata definita e pubblicata nel Buras la graduatoria definitiva con 61 progetti di valorizzazione ammessi a finanziamento per un importo di circa 8 milioni di euro. Le tipologie più frequenti di intervento sono la sistemazione sentieristica, il recupero edifici esistenti (centri di educazione ambientale,centri visite, musei naturalistici, infopoint), riorganizzazione dei sistemi di accesso al mare, compresi interventi di tutela dei sistemi dunali, tour virtuali (sistemi web-based, siti, app). Fino a oggi sono state stipulate 27 convenzioni corrispondenti a 27 progetti avviati.

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