La Nuova Sardegna

Oristano

La maschere messe all’angolo dalla Sartiglia

di Michela Cuccu

La giostra tradizionale toglie spazio al carnevale fatto di personaggi divertenti e irriverenti

15 febbraio 2013
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ORISTANO. Carnevale a Oristano è sinonimo di Sartiglia, ma non di maschere. Ormai da molti anni d i carri allegorici e cortei mascherati , che altrove impazzano, si è quasi persa la memoria. La trasgressione, obtorto collo, ha dovuto cedere il passo all’eleganza dei costumi tradizionali sardi e alla solennità della giostra medioevale. Insomma: i travestimenti, anche irriverenti, che nel resto del mondo sono l’icona del carnevale qui di spazio ne hanno poco o nulla. Si è persa quasi la memoria dell’ultimo corteo mascherato che potè sfilare praticamente accanto a quello, dei cavalieri. Era il 2004, quando, Filippo Martinez organizzò il secondo raduno mondiale degli Zorro che seguì di qualche anno il primo. Lui, l’artefice di quegli eventi, ricorda benissimo. Corteo fatto di improbabili cavalieri mascherati, beniamini internazionali di ragazzi di tante generazioni. Anche se oggi, che i cortei mascherati non sfilano più nella città della Sartiglia l’eclettico artista non abbandonato l’idea di rivedere maschere e fantasia convivere con il fascino composto del Componidori e dei suoi cavalieri. Ironicamente, Martinez pronuncia una “profezia”. «Capo a un anno, massimo due, la Sartiglia aumenterà di splendore e parallelamente, il Carnevale perderà le scorie di ripetitività per ritrovare spirito e fantasia che non sono affatto perduti».

Come dire, le maschere, quelle colorate, scherzose, fantastiche e irriverenti, a Oristano ritorneranno per far sorridere anche nel giorno delle pariglie e della discesa alla stella.

Però sarebbe ingiusto affermare come in città maschere e travestimenti siano soltanto un lontano ricordo. C’è anche chi non si arrende all’atmosfera quasi di rigore del Carnevale oristanese. Bebbo Porcheddu e il suo gruppo, ad esempio, si potrebbero definire difensori ad oltranza del gusto di mascherarsi e strappare il sorriso alla gente. Lo hanno fatto anche quest’anno, loro, i dieci irriducibili del travestimento nel vero senso della parola: maschi, tutti ormai over 50 e anche di più, da tre decenni si vestono da donna, cimentandosi persino in grottesche coreografie, quasi un flash mob, si potrebbe dire. «Domenica ad esempio, siamo usciti vestiti da marinarette», racconta al telefono con la voce di chi si è divertito più degli spettatori. «È un peccato – confessa – che a Oristano al contrario di altre città, si sia persa la tradizione della maschera, che andrebbe ripresa e non toglierebbe nulla alla magia della Sartiglia, piuttosto rappresenterebbe un valore aggiunto».

Un’idea Bebbo Porcheddu, per rilanciare il Carnevale nel senso di maschere e cortei ce l’ha «Lancerò un appello su Facebook includendo anche le nostre foto di repertorio». Appello rivolto ai giovani ma anche alle istituzioni: «Per fare un Carnevale mascherato servirà il supporto del Comune, delle scuole, degli oratori».

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