La Nuova Sardegna

Oristano

Travestito ucciso a Milano, l’omicida è un oristanese

Travestito ucciso a Milano, l’omicida è un oristanese

È crollato dopo un interrogatorio durato tutta la notte, Fabrizio Serpi, 42 anni, originaio di Oristano. L’uomo, partito dall’isola nel 1989, ha ammesso di avere ucciso il peruviano Carlos Guerra Susaya

29 maggio 2013
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MILANO. È crollato dopo un interrogatorio durato tutta la notte e il pm Alessandro Gobbis della procura di Milano ha convalidato il fermo stamattina: Fabrizio Serpi, 42 anni, è accusato dell’omicidio di Carlos Guerra Susaya, un cittadino peruviano ritrovato con il cranio fracassato nel suo appartamento di viale Tibaldi il 31 dicembre scorso. L’assassinio è maturato in un contesto di profondo disagio: Serpi, originario di Oristano, era sbarcato a Milano nell’89 e da anni viveva tra dormitori, pensioni della Caritas e una baracca in via dell’Assunta che condivideva con un altro italiano, rimediando sporadicamente qualche lavoretto come trasportatore o idraulico.

Nel corso dei suoi vagabondaggi per la città aveva conosciuto Guerra Susaya, badante in una cooperativa dell’hinterland che di notte si trasformava in «Ada», travestendosi e prostituendosi dalle parti di via Ortles. Fabrizio Serpi diventa un cliente abituale di Susaya, ma nella notte tra il 30 e il 31 dicembre l’ultimo incontro tra i due sfocia in un litigio, a causa del rifiuto di «Ada» di prestarsi alle pratiche sessuali richieste da Serpi: l’uomo perde il controllo,lo picchia, e lo colpisce quattro volte alla nuca e alla fronte con un martello che non verrà mai ritrovato, poi fugge portando con sè i 20 euro della prestazione e il cellulare della vittima. Proprio il cellulare, attraverso un lavoro di intercettazione, è l’elemento che ha permesso agli investigatori del nucleo reati contro la persona della questura di Milano di risalire all’identità dell’omicida: Serpi ha tenuto il telefono fino al marzo scorso, quando se n’è liberato scambiandolo con un conoscente. L’uomo, identificato dalla polizia, ha ammesso di aver ricevuto il telefono dal sospetto, che dapprima ha tentato di negare e infine ha ammesso l’omicidio di Guerra Susaya.

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