La Nuova Sardegna

Oristano

Nasce il fronte unico per cercare di salvare la Provincia morente

di Enrico Carta

Trenta Comuni accolgono l’invito del sindaco Tendas La mobilitazione è iniziata da palazzo degli Scolopi

09 luglio 2013
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ORISTANO. Si parte da trenta. Uno più uno meno, era questo il numero dei rappresentanti degli ottantotto comuni della provincia che hanno deciso di iniziare da palazzo degli Scolopi la battaglia per salvare proprio quella provincia che la giunta regionale sta provando a cancellare. Potevano essere di più e infatti i presenti più volte hanno rimproverato gli assenti che, come vuole il detto, hanno sempre torto.

Il punto di vista di questi ultimi forse sarà un altro, fatto sta che, tra chi non ha voluto sposare l’iniziativa promossa da Guido Tendas e quindi da un sindaco di centrosinistra (c’erano comunque diversi primi cittadini di centrodestra), chi aveva precedenti impegni istituzionali e chi è d’accordo con l’abolizione della Provincia, di assenti ce n’erano parecchi. Eppure la truppa che ieri si è riunita a palazzo degli Scolopi è apparsa prendere coraggio col passare dei minuti e lo scorrere degli interventi. Del resto l’armata pacifica non è esattamente l’esercito di Franceschiello, visto che c’erano molti dei volti più importanti del mondo politico oristanese, parecchi generali pronti a dare il loro contributo. Innanzi tutto, accanto al sindaco del capoluogo promotore dell’incontro, sedeva il presidente della Provincia, Massimiliano De Seneen, dal quale sono partite alcune delle saette più vigorose contro il presidente della Regione Ugo Cappellacci. Ma a dare vigore alla protesta c’erano anche la deputata Caterina Pes, i consiglieri regionali Mario Diana, Gianvalerio Sanna e Antonio Solinas, alcuni assessori e consiglieri provinciali e alcuni consiglieri comunali. Di pubblico poco o nulla, ma del resto era un incontro per addetti ai lavori. Eppure proprio la necessità di uscire dai confini dell’aula di palazzo degli Scolopi è stata una delle più sentite e condivise.

La battaglia per salvare la Provincia, in attesa di garantire un assetto istituzionale al prossimo ente intermedio che la sostituirà, ha bisogno di un respiro ben più ampio di quello delle aule in cui si fa la politica. Detto questo, quasi tutti hanno sottolineato l’inutilità di un provvedimento del genere: il risparmio sarebbe veramente minimo per le casse statali e non si andrebbe a colpire il vero centro dello spreco. La casta risiede proprio in quella Regione promotrice del commissariamento. Il colpo di spugna attuato dal precedente governo e solertemente applicato dalla giunta Cappellacci è stato visto come un colpo mortale all’autonomia e alla specialità della Sardegna.

Un po’ di autocritica giova comunque alla causa e più d’una delle persone intervenute ha chiesto che la Provincia eviti nomine in surplus di dirigenti o incarichi onerosi senza che ve ne sia bisogno.

All’assemblea hanno partecipato i sindaci o i rappresentanti dei comuni di San Vero Milis, Villa Verde, Santa Giusta, Allai, Cuglieri, Cabras, Ghilarza, Mogoro, Gonnostramatza, Uras, Sorradile, Arborea, Marrubiu, Busachi, Abbasanta, Nughedu, Seneghe, Siamaggiore, Baradili, Fordongianus. Tra i banchi c’era anche Alessandro Murana, assessore provinciale e contemporaneamente iscritto ai Riformatori, promotori del famoso referendum dal quale poi è partito il tutto. Ancora una volta, non da solo, ha ribadito la lontananza dalle posizioni del suo partito. Tra i consiglieri regionali, non per nulla, il grande assente era Attilio Dedoni leader storico dei Riformatori in provincia. È stato bersaglio di critiche pesanti, soprattutto per com’è nata la questione del commissariamento delle province, con un vero e proprio ricatto politico al quale Ugo Cappellacci non ha saputo o voluto dire di no.

Per evitare che siano solo parole, nei prossimi giorni, nascerà il primo documento ufficiale che tutti i sindaci sono invitati a sottoscrivere. Ma questo è solo un primo passo, perché non tira aria di resa.

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