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Morìa di carpe, ma il Consorzio non scioglie il giallo

Morìa di carpe, ma il Consorzio non scioglie il giallo

CABRAS. Una storia vecchia. La piccola morìa di carpe che ha interessato una porzione dei 2,5 chilometri del corso del rio Tanui ha provocato un’ondata di ipotesi e tante preoccupazioni. Le origini...

05 ottobre 2013
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CABRAS. Una storia vecchia. La piccola morìa di carpe che ha interessato una porzione dei 2,5 chilometri del corso del rio Tanui ha provocato un’ondata di ipotesi e tante preoccupazioni. Le origini della morìa, che ha stranamente colpito solo i pesci d’acqua dolce risparmiando i muggini, sarà studiata e valutata dai tecnici dell’Arpas.

A Cabras sono rimbalzate le voci più dissonanti: dall’inquinamento alla carenza di ossigeno passando per la morte dettata dall’eccessiva salinità delle acque. Voci che hanno imposto l’emanazione di un’ordinanza firmata dal sindaco, Cristiano Carrus, che vieta la pratica della pesca nella zona di s’Arrieddu.

Tante ipotesi, dunque, supportate da una sola certezza: il rio Tanui è un canale da bonificare. Se ne sono accorti anche gli operai del Consorzio di bonifica che, ieri mattina, hanno recuperato in parte il pesce: «Purtroppo anche utilizzare il barchino è un problema. Siamo costretti a navigare su pochi centimetri d’acqua, meno di 20 in alcuni casi. Il resto è tutto fango», ha dichiarato il capocantiere prima che lungo il corso del canale arrivassero due funzionari del Consorzio, molto meno loquaci. Il dottor Serafino Meloni, infatti, ha preferito non rispondere alle domande nonostante la sua mattinata sia stata aperta da un vertice a cui ha preso parte anche il commissario del Consorzio di bonifica, Francesco Pinna.

Insomma, poche informazioni, divieto di pesca, pesci ancora a galla e un canale soffocato dal fango. Le uniche certezze sono ferme a qualche anno fa: il 2010. È vecchio di tre anni, infatti, lo stanziamento di due milioni e mezzo di euro di fondi regionali destinati alla bonifica dei canali adduttori dello stagno di Cabras. Un finanziamento che rischia di andare perduto a causa del solito balletto delle responsabilità in cui la Regione accusa la Provincia di essere lenta e, come in ogni coreografia che si rispetti, la Provincia fa altrettanto con la Regione. Risultato: il canale è impraticabile e in alcuni punti il livello delle acque è sui 20 centimentri. Sotto, però, ci sono metri di fango. Una situazione destinata a diventare critica quando le piogge gonfieranno i canali e il rischio di esondazione diventerà un pericolo concreto per l’abitato.

Claudio Zoccheddu

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