La Nuova Sardegna

Oristano

Pestarono un macellaio, due gemelli a processo

di Enrico Carta
Pestarono un macellaio, due gemelli a processo

Samugheo, rito immediato per gli allevatori Massimo e Agostino Zoroddu Sono accusati di sequestro di persona, rapina e lesioni aggravate

13 novembre 2013
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SAMUGHEO. C’era chi, come il Riccardo III della famosa tragedia di Shakespeare, per un cavallo era pronto a cedere il suo regno. E chi, meno poeticamente e teatralmente, per un cavallo sarebbe stato capace di mettere in piedi una violenta vendetta. Accadde la scorsa estate, in un’isola che non è l’Inghilterra come quella descritta dal famosissimo dramma, bensì la Sardegna. Il medioevo e le epiche battaglie non c’entrano, perché a fare da sfondo a questa vicenda, che si concluderà a marzo in tribunale, c’è Samugheo e il mondo dell’allevamento animale.

È qui che il 12 luglio scorso arriva il macellaio di Sinnai, Eraldo Serra, accompagnato da un amico. È giunto per parlare con un collega e fare un affare, ma il collega quel giorno non c’è e l’appuntamento salta. A quel punto, si reca dai fratelli Massimo e Agostino Zoroddu, due fratelli gemelli, allevatori originari di Orotelli e suoi conoscenti. Solo che quella che sembra una normale visita si sarebbe trasformata in qualcosa di molto diverso.

I due fratelli e il macellaio non chiacchierano tanto amichevolmente, visto che dopo pochi minuti la discussione si anima e finisce a botte. Le prende il macellaio che, con l’amico, intraprende la strada di casa sebbene in condizioni di salute non certo buone. A metà strada si dovrà fermare da un medico per farsi visitare e da qui finirà in ospedale con diverse costole fratturate, traumi facciali e lesioni in diverse parti del corpo. Ne avrà per quaranta giorni, meno del tempo necessario che serve ai carabinieri della compagnia di Mogoro e della stazione di Samugheo, per ricostruire i fatti.

Secondo quanto accertato dai militari, i fratelli Zoroddu per nulla avrebbero accettato il rifiuto di Eraldo Serra di acquistare un cavallo. Evidentemente l’animale non era di suo completo gradimento. Ma i fratelli Zoroddu avrebbero preso questo diniego come un affronto o come il pretesto per infilare nel bel mezzo della discussione anche un vecchio presunto debito mai saldato dal macellaio. A quest’ultimo rinfacciavano di non aver pagato dei maialetti che aveva ricevuto da loro e pretendevano che in quel momento cacciasse fuori i denari.

Vero o non vero che il debito fosse stato saldato, per far valere le proprie ragioni non usarono mezzi esattamente cortesi. Di fronte agli occhi increduli dell’accompagnatore, avrebbero caricato sull’auto e poi portato lontano da occhi indiscreti il macellaio. Cosa accadde quando nessun altro era presente, lo sanno solo i tre protagonisti della movimentata vicenda. Anche se a molti può sembrare facilmente intuibile, viste le condizioni in cui si rifece vivo Eraldo Serra.

Le certezze maggiori le ha il pubblico ministero Marco Ulzega, che in brevissimo tempo ha chiuso l’inchiesta e chiesto il giudizio immediato per Massimo e Agostino Zoroddu. Li accusa di sequestro di persona, rapina di quattrocento euro e del telefonino del macellaio e di lesioni aggravate. La data fissata per il processo è il 27 marzo, ora sta all’avvocato difensore Rafaele Cocco scegliere se chiedere riti alternativi per il processo che dovrebbe vedere sul banco delle parti civili anche la vittima che sarà assistita dall’avvocato Sara Ghiani.

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